Con il XXV Rapporto Ecosistema Scuola Legambiente segna un traguardo importante: venticinque anni di monitoraggi, analisi e proposte sullo stato dell’edilizia scolastica nei comuni capoluogo italiani. Un percorso lungo e articolato che ha restituito, anno dopo anno, la fotografia di un patrimonio diffuso, strategico e fragile, spesso trascurato, ma essenziale per garantire il diritto allo studio e la qualità dell’esperienza educativa. In questa 25ª edizione, l’attenzione è rivolta alle dinamiche di lungo periodo, mettendo in luce come, nonostante il susseguirsi di emergenze e interventi normativi, la situazione strutturale e ambientale delle scuole italiane non abbia registrato miglioramenti significativi. I dati raccolti nel tempo mostrano una progressione insufficiente rispetto alle reali esigenze, spesso caratterizzata da finanziamenti a pioggia o legati alla capacità dei comuni di intercettare risorse. Ciò rende evidente quanto siano ancora necessari investimenti regolari e consistenti nella scuola pubblica italiana – in particolare per la manutenzione straordinaria, ma anche per quella ordinaria – al fine di garantire edifici sicuri, sostenibili e adeguati ai bisogni educativi. La fotografia di quest’anno, quindi, assume un doppio sguardo: da un lato, la consueta rilevazione annuale delle scuole nei comuni capoluogo di provincia, dall’altro un’analisi di tendenza dei dati nel lungo e medio periodo. Inoltre, alla luce della recente pubblicazione dei dati dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito (agosto 2025), questa edizione non può prescindere dal tenerne conto. L’integrazione con le informazioni provenienti dall’Anagrafe nazionale arricchisce il quadro, pur nella consapevolezza che i dati non sono direttamente sovrapponibili, sia per le differenze metodologiche sia per la varietà degli aspetti indagati. Mentre Ecosistema Scuola si concentra esclusivamente sugli edifici scolastici di competenza dei comuni capoluogo di provincia (scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado), l’Anagrafe copre l’intero territorio nazionale e tutte le scuole pubbliche presenti. Entrambi i sistemi di rilevazione si basano sulle segnalazioni degli enti competenti, nel caso di Legambiente tramite un questionario rivolto ai Comuni; per l’Anagrafe, attraverso il portale ARES, aggiornato da Comuni, Province e Dirigenti scolastici che riguarda gli oltre 39.000 edifici scolastici relativi a tutte le scuole pubbliche. Tuttavia, il confronto con una fonte istituzionale di tale rilievo rappresenta un’opportunità preziosa per approfondire la lettura del fenomeno e confermare la validità delle osservazioni emerse.
La scuola pubblica italiana tra fragilità edilizia, disuguaglianze nei servizi e lenta innovazione
La fotografia dell’edilizia scolastica nei comuni capoluogo di provincia, si basa sui dati 2024 raccolti da 97 amministrazioni comunali (l’87% del totale) e sono relativi a oltre 7.000 edifici, frequentati da più di 1,3 milioni di studenti. Conferma in larga misura quanto già emerso nelle precedenti edizioni: l’edilizia scolastica italiana soffre di gravi disuguaglianze territoriali, con divari strutturali e funzionali che penalizzano in particolare il Sud e le Isole. La scuola pubblica italiana continua a scontare una fragilità diffusa, che si manifesta in diversi ambiti: dalla sicurezza statica e sismica degli edifici, alla qualità della manutenzione, dalla presenza di impianti sportivi e aree verdi, fino ai servizi per la mobilità casa-scuola e alla sostenibilità energetica. A fronte di alcune buone pratiche e di segnali di miglioramento, il quadro generale resta critico. Solo il 47% degli edifici dispone del certificato di agibilità, appena il 45% ha il collaudo statico, meno del 15% degli edifici in zona sismica è stato progettato o adeguato secondo la normativa antisismica, ancora il 54,8% degli edifici non ha beneficiato della verifica di vulnerabilità sismica. Uno dei dati più preoccupanti riguarda la sicurezza dei solai, il cui crollo rappresenta ancora oggi la principale causa di incidenti nelle scuole italiane. Nonostante siano passati anni da episodi drammatici come quello del Liceo Darwin di Rivoli nel 2008, solo il 31,2% degli edifici scolastici ha beneficiato di indagini diagnostiche sui solai negli ultimi cinque anni, e appena il 10,9% ha ricevuto interventi di messa in sicurezza. Il Sud e le Isole, pur registrando percentuali leggermente superiori alla media nazionale, restano comunque lontani da una copertura adeguata. Si tratta di una grave carenza di prevenzione, che espone studenti, docenti e personalescolastico a rischi non accettabili. È importante ricordare che, proprio in seguito al tragico incidente di Rivoli, sono stati stanziati fondi specifici per incentivare le indagini diagnostiche sugli edifici scolastici. Tuttavia, alla luce dei dati attuali, è legittimo interrogarsi sull’effettiva sufficienza ed efficacia delle risorse messe a disposizione. Anche sul fronte degli investimenti, il quadro è disomogeneo e discontinuo. Nel 2024, la media nazionale degli stanziamenti per la manutenzione straordinaria è di 39.648 euro per edificio, ma la spesa effettiva si ferma a 29.061 euro. Il Nord si conferma l’area con maggiore capacità di programmazione e spesa, mentre il Sud e le Isole faticano a trasformare le risorse disponibili in interventi concreti. La manutenzione ordinaria, pur essenziale per la gestione quotidiana degli edifici, resta comunque sottofinanziata e diseguale, con una media di spesa a livello nazionale di 8.338 euro per edificio. La sfida della sicurezza e della qualità edilizia si intreccia con quella della sostenibilità ambientale e dell’equità sociale.
Gli interventi per l’efficientamento energetico riguardano solo il 16% degli edifici, solo il 6,5% degli edifici con certificazione energetica risulta in classe A, il 66,6% si colloca nelle ultime tre classi energetiche (E, F, G). L’adozione di impianti da fonti rinnovabili è ancora troppo marginale (21%),
con forti disparità tra le Isole, ferme al 10,8%, e il resto del Paese. Anche i servizi scolastici mostrano forti squilibri: il tempo pieno è attivo nel 38% delle classi, ma solo nel 16,8% nelle Isole; il servizio
mensa è presente nel 73,7% degli edifici, ma scende al 38,8% nelle Isole. Le strutture sportive sono disponibili solo nel 50% delle scuole ma nel Mezzogiorno meno della metà è accessibile in orario extrascolastico.
Una realtà difficile da ignorare quella raccontata dai dati dell’Anagrafe scolastica nazionale
L’analisi dei dati dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica 2024–2025, pubblicati dal Ministero dell’Istruzione, offre ulteriori spunti di riflessione che, pur non direttamente sovrapponibili a quelli raccolti da Legambiente, contribuiscono a delineare un quadro più ampio e articolato dello stato delle scuole italiane. Accanto ad alcuni dati consolidati sulla carenza delle certificazioni di sicurezza, altri parametri, non indagati direttamente da Ecosistema Scuola, risultano particolarmente significativi per valutare la capacità del sistema scolastico di garantire ambienti sicuri, salubri e funzionali. Sul fronte della prevenzione e sicurezza, colpisce come non sia ancora presente in tutti gli edifici, ma solo nel 79,6%, il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), un documento obbligatorio previsto dal D.Lgs. 81/2008 che analizza i rischi per la salute e la sicurezza all’interno dell’ambiente scolastico, identificando pericoli e definendo le misure di prevenzione e protezione necessarie. L’assenza di questo documento in oltre un quinto delle scuole italiane, che al Sud sale a un terzo, rappresenta una grave lacuna, che espone studenti, docenti e personale a rischi non adeguatamente monitorati e gestiti. Un’altra importante informazione che ci viene dall’Anagrafe riguarda gli impianti di condizionamento e ventilazione degli edifici, riportando dati estremamente bassi: solo il 7,2% a livello nazionale degli edifici scolastici dispone di impianti adeguati. La situazione si presenta critica in tutte le aree geografiche: 7,4% al Nord, 7,7% al Centro, appena 5,4% al Sud e 9,6% nelle Isole. In tale contesto, l’ipotesi di mantenere le scuole aperte durante i mesi estivi appare difficilmente praticabile: le alte temperature, aggravate dall’intensificarsi dei fenomeni estremi legati ai cambiamenti climatici, renderebbero le aule ambienti poco salubri e inadatti allo studio o ad altre attività. Per poter discutere di aperture estive, appare quindi prioritario avviare un piano strutturato di interventi per l’efficientamento energetico e l’adeguamento impiantistico. Solo garantendo spazi confortevoli e sicuri sarà possibile pensare a un utilizzo delle scuole lungo l’intero arco dell’anno. Anche la dotazione funzionale degli spazi scolastici mostra limiti strutturali: le aule informatiche sono presenti nel 40,6% degli edifici, quelle tecniche nel 32,4%, gli spazi collettivi nel 63%, gli auditorium nel 16,4%. Dati nazionali che confermano la necessità di investire non solo nella sicurezza, ma anche nella qualità pedagogica degli ambienti, affinché la scuola possa rispondere alle attuali esigenze educative. Infine, i dati dell’Anagrafe offrono una lettura utile anche del contesto ambientale e urbanistico in cui si trovano le scuole. Solo il 15,2% degli edifici è collocato in aree prive di disturbi ambientali, mentre una quota è esposta a fonti di inquinamento acustico (5,8%), atmosferico (2,3%) o elettromagnetico (2%). Il 15,2% presenta criticità specifiche nell’area scolastica, come l’assenza di recinzioni, la vicinanza a zone degradate o la presenza di traffico intenso. Questi elementi, se integrati con le informazioni raccolte da Legambiente in merito alla sicurezza nelle aree antistanti le scuole, evidenziano come la qualità del contesto urbano e ambientale sia ancora troppo spesso trascurata, pur essendo determinante per la sicurezza e il benessere degli studenti e di quanti ogni giorno lavorano nelle scuole. Nel complesso, l’integrazione tra i dati dell’Anagrafe e quelli del XXV Rapporto Ecosistema Scuola restituisce un quadro coerente e preoccupante che ci presenta una scuola pubblica ancora segnata da disuguaglianze profonde, fragilità strutturali e carenze funzionali che compromettono il diritto all’istruzione e la qualità dell’esperienza educativa.
Per una governance integrata dei fondi per l’edilizia scolastica
Seppure da anni vengano stanziati nuovi fondi per l’edilizia scolastica, questi continuano a risultare estremamente frammentati generando una dispersione che ostacola la pianificazione strategica e la trasparenza nell’allocazione delle risorse. Questa frammentazione si manifesta nella molteplicità di canali di finanziamento, nella sovrapposizione di competenze tra enti locali, regionali e nazionali, e nella mancanza di un sistema integrato di monitoraggio, rendendo difficile avere una visione complessiva e coerente degli investimenti effettivamente disponibili. Come sottolineato anche da studi specifici “l’articolazione dei finanziamenti è talmente frammentata, sia in termini di fonti di finanziamento che di livelli di governo coinvolti, da non consentire la ricomposizione di un quadro finanziario unitario delle risorse disponibili, né tanto meno di enucleare un insieme coerente di criteri di riparto territoriali”. Questa situazione rende difficile ottenere una visione organica e trasparente, ostacolando la possibilità di pianificare interventi efficaci e mirati. Una lacuna che, a 25 anni dall’inizio del lavoro di monitoraggio di Ecosistema Scuola, non è più accettabile. Una risposta all’esigenza di chiarezza e trasparenza dei fondi per l’edilizia scolastica ci arriva da OpenPNRR, l’osservatorio speciale di Openpolis2 sui fondi del PNRR. Uno strumento pensato per offrire una visione d’insieme e dettagliata sull’attuazione del Piano.
A che punto sono i fondi del PNRR?
Il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è stato da subito caricato di grandi aspettative rispetto alle possibilità di rilancio per il nostro paese. In particolare, rispetto a problemi di lunga data e ai divari storici, in tutti i campi. Monitorarne l’impatto è cruciale: per questo, fin dall’avvio, Openpolis ha lanciato OpenPNRR, una piattaforma che consente di consultare l’andamento del piano e dei singoli progetti: un osservatorio costante. Il portale conta oltre 22mila iscritti, che possono monitorare ognuno dei circa 280mila progetti in modo personalizzato.
Openpolis, in autonomia o in collaborazione con diversi partner, ha pubblicato negli ultimi tre anni decine di articoli, report e inchieste proprio a partire dai dati della piattaforma. Questo ha portato a 2.538 citazioni da parte dei media nazionali e internazionali (in media più di 60 al mese), stimolando il dibattito politico e l’opinione pubblica, trasformando l’informazione in azione, dalle iniziative territoriali alle interrogazioni parlamentari. Tra gli ambiti più importanti del PNRR c’è la condizione dei più giovani: il piano nazionale di ripresa e resilienza, del resto, non è che la declinazione italiana del Next Generation Eu, strumento che ha come missione costitutiva proprio il miglioramento delle prospettive per le prossime generazioni. Da subito, è stata considerata l’opportunità di poter migliorare con quelle risorse un’edilizia scolastica in molti casi vetusta (fino al 2022/23 solo un decimo degli edifici risultava costruito dopo il 1997). Attraverso OpenPNRR è possibile avere visione nel tempo delle 6 principali misure riguardanti le strutture scolastiche, con una dotazione di oltre 12 miliardi di euro. Parliamo di 26.130 progetti su tutto il territorio nazionale che riguardano aspetti cruciali, come la messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica (4,4 miliardi di euro per 3.121 progetti) e la costruzione di nuove scuole (un miliardo di euro per oltre 200 progetti). Vi sono poi gli interventisugli asili nido e le scuole dell’infanzia (oltre 3 miliardi su 3.227 progetti) e per la Scuola 4.0, con la realizzazione di nuove aule didattiche e laboratori (2,1 miliardi di euro per 17.301 progetti). Il piano di estensione del tempo pieno (un miliardo di euro per 1.863 progetti), da realizzare anche attraverso gli interventi sulle mense scolastiche, e il potenziamento delle infrastrutture per lo sport a scuola (300 milioni di euro per 411 progetti). Per queste misure – in base agli avanzamenti comunicati dalle amministrazioni al 31/5/2025 – la percentuale di spesa si attesta al 43,75%. E mentre su alcuni interventi – come quello sulla digitalizzazione – l’avanzamento ha raggiunto il 73,9%, la situazione risulta molto più indietro su aspetti chiave come il piano di messa in sicurezza (44,7%), le strutture per l’infanzia (36,2%), la costruzione delle nuove scuole (30,5%) e gli interventi per l’estensione del tempo pieno (18,8%). Oltretutto i dati provenienti dai singoli progetti, se aggregati, mostrano un quadro ancora più complesso, su cui spesso può essere difficile orientarsi. A meno di un anno dalla fine prevista per il PNRR, poter verificare la situazione a livello nazionale, e territorio per territorio, è invece fondamentale: per questo nel corso di questi mesi sono stati chiesti al governo aggiornamenti precisi e costanti; attraverso OpenPNRR viene offerto uno strumento per consentire a tutti di poterlo fare liberamente sia su scala nazionale, che rispetto al singolo progetto.
25 anni di Ecosistema Scuola: il cambiamento che ancora aspettiamo
La lettura dei dati raccolti in 25 anni di monitoraggio restituisce un quadro prezioso, ma non privo di complessità. Le tendenze che emergono dai grafici vanno interpretate con attenzione, tenendo conto di diversi fattori che possono influenzare l’andamento dei valori nel tempo. Tra questi, la variabilità nella compilazione dei questionari da parte dei comuni, le modifiche nella formulazione dei quesiti e l’introduzione di nuovi parametri. In alcuni casi, le oscillazioni nei dati non riflettono necessariamente un cambiamento reale delle condizioni delle scuole, ma piuttosto una maggiore o minore accuratezza nella rilevazione. Per questo motivo, sono stati scelti alcuni parametri emblematici – rispetto a sicurezza, servizi, innovazione e rischio – presentati attraverso grafici che vanno letti come indicatori di tendenza, utili a cogliere dinamiche di lungo periodo, più che come fotografie puntuali e assolute.
Manutenzione scolastica: una strategia ancora incompiuta
Andando ad analizzare il grafico, che mette in relazione i dati raccolti in 25 anni dai comuni capoluogo sugli interventi di manutenzione straordinaria realizzati e le esigenze di interventi urgenti, si ha l’impressione di osservare una lunga storia fatta di tentativi, risposte parziali e una certa fatica nel costruire una strategia solida e continuativa per la manutenzione dell’edilizia scolastica. La linea blu, relativa agli edifici che hanno beneficiato di manutenzione straordinaria, mostra un andamento irregolare ma costante nel tempo, oscillando tra il 40 e il 60%. Questo suggerisce una presenza significativa di interventi, ma anche una certa discontinuità che possono dipendere sia dalla disponibilità di risorse economiche e dalla capacità dei comuni di attivarle, che da situazioni emergenziali, come nel 2021, quando la pandemia da Covid-19 ha reso necessario riorganizzare gli spazi scolastici. È come se ci fosse sempre un limite, una soglia che non si riesce a superare. Nonostante gli sforzi, la percentuale di edifici coinvolti resta quindi lontana da un’idea di copertura sistematica. Si percepisce invece una logica a tratti emergenziale, a tratti legata alla disponibilità di fondi, più che a una pianificazione strutturata. Parallelamente, la linea verde relativa alla quota di edifici che necessitano di interventi urgenti non conferma, come auspicato, l’idea di un miglioramento progressivo. Dopo un picco iniziale nei primi anni 2000, la percentuale di edifici che necessitano di interventi urgenti cala gradualmente fino a stabilizzarsi attorno al 30–35% nel decennio successivo. Ma negli ultimi anni, dal 2018 in poi, si osserva una nuova risalita, che riporta il dato vicino al 40% nel 2024. Questo andamento suggerisce che, nonostante gli interventi effettuati, le esigenze strutturali non si sono ridotte in modo significativo. Anzi, potrebbero essere emerse nuove criticità o un rallentamento nella capacità e nei tempi di risposta delle amministrazioni. Nel complesso, il grafico restituisce l’immagine di un sistema che fatica a consolidare i propri risultati. La manutenzione straordinaria c’è, ma non è sufficiente a contenere la crescita delle urgenze e la distanza tra le due curve, tra ciò che si è riusciti a fare e ciò che resta da fare, continua a rappresentare il vero nodo da affrontare. Serve una risposta più stabile, una programmazione di lungo periodo e un impegno costante.
Trasporti scolastici: un servizio essenziale per il diritto allo studio che arretra e accentua le disuguaglianze
L’analisi dei dati relativi al servizio di scuolabus negli ultimi 25 anni evidenzia una tendenza chiara e preoccupante: la progressiva riduzione della percentuale di edifici scolastici forniti di questo servizio essenziale per la mobilità casa-scuola. Il primo grafico, che riporta il dato nazionale dal 2000 al 2024, mostra un calo netto: si passa da circa il 38% di edifici serviti nei primi anni del 2000 a poco più del 20% nel 2024. Un trend costante, senza segnali di inversione, che riflette probabilmente una combinazione di fattori come la riduzione degli investimenti nei servizi di trasporto scolastico, la riorganizzazione dei servizi territoriali ma soprattutto una crescente disattenzione verso le esigenze di mobilità degli studenti, soprattutto nelle aree più periferiche, e delle loro famiglie. Il secondo grafico, che disaggrega il dato per area geografica negli ultimi 15 anni, consente di cogliere con maggiore precisione le disuguaglianze territoriali. È evidente come il Centro Italia sia l’unica area che, per l’intero periodo osservato, presenta percentuali superiori alla media nazionale, pur mostrando anch’essa una tendenza al calo. Al contrario, Nord, Sud e Isole si collocano costantemente al di sotto della media nazionale, con valori più bassi e una diffusione del servizio meno capillare. Questa lettura corregge una percezione diffusa e ribalta l’idea che il servizio sia più garantito nelle aree tradizionalmente considerate più fragili. In realtà, il Centro si conferma come l’area più virtuosa, mentre il Sud e le Isole, pur avendo maggiore dispersione territoriale e maggiori difficoltà di accesso, risultano meno servite. Il calo del servizio di scuolabus non è un dato secondario ma ha ricadute dirette sull’accesso all’istruzione, in particolare per le famiglie che vivono in contesti periferici. La mobilità scolastica è infatti un diritto connesso al diritto allo studio e la sua progressiva erosione rischia di amplificare le disuguaglianze educative e sociali. In un momento storico in cui si parla di sostenibilità, equità e coesione territoriale, il declino del servizio di scuolabus rappresenta quindi una contraddizione evidente e un’ulteriore urgenza da affrontare.
Energie rinnovabili: un futuro da accelerare
Il grafico che rappresenta l’andamento della presenza di impianti di energia rinnovabile negli edifici scolastici dei comuni capoluogo negli ultimi 25 anni racconta una storia di trasformazione lenta ma significativa. All’inizio della ricerca, 25 anni fa, gli impianti di energia rinnovabile non erano diffusi nel Paese e quindi difficilmente previsti nell’edilizia scolastica. Il grafico mostra quindi una crescita costante nell’adozione di fonti di energia rinnovabile, passata da valori prossimi allo 0% nel 2000 a oltre il 20% nel 2024. Gli incrementi più marcati coincidono con periodi di incentivazione pubblica e politiche ambientali. Sebbene la diffusione non sia ancora capillare, il trend positivo evidenzia un impegno crescente verso la sostenibilità energetica degli edifici scolastici. Un progresso importante ma che necessita di un nuovo slancio. Se la tendenza attuale dovesse proseguire con lo stesso ritmo, si stima che il 100% degli edifici scolastici potrebbe essere dotato di impianti di energia rinnovabile solo fra oltre 70 anni. Un orizzonte troppo lontano, che impone una riflessione urgente. Per consolidare e ampliare i risultati raggiunti, sarà fondamentale rafforzare gli strumenti di sostegno, promuovere l’adozione di tecnologie rinnovabili anche negli edifici scolastici più datati, attraverso interventi di riqualificazione ed efficientamento complessivi, e integrare la sostenibilità energetica anche nella pianificazione ordinaria dell’edilizia scolastica.
Rischio amianto: neanche una scuola dovrebbe essere esposta Il grafico che rappresenta l’andamento della presenza di amianto negli edifici scolastici dei comuni capoluogo negli ultimi 25 anni restituisce un quadro in chiaroscuro. Da un lato, si osserva una tendenza complessivamente decrescente, che testimonia l’impegno di molte amministrazioni nel rimuovere progressivamente questo materiale pericoloso dagli ambienti scolastici. Dall’altro, le fluttuazioni evidenti lungo la curva suggeriscono che il dato non riflette solo l’effettiva presenza di amianto, ma anche la variabilità nella qualità e nella quantità delle informazioni fornite dalle amministrazioni. Nei primi anni Duemila, la percentuale di edifici con amianto si attestava su valori elevati, con un picco intorno al 16% nel 2004. Da lì in poi, si registra una discesa graduale, interrotta da alcune risalite temporanee, fino a raggiungere il minimo storico — circa il 4% — tra il 2018 e il 2020. Tuttavia, negli ultimi anni, il grafico mostra una nuova crescita, che riporta il dato a circa il 10% nel 2024. Questa risalita non va letta necessariamente come un peggioramento delle condizioni strutturali, ma piuttosto come il risultato di nuove rilevazioni, migliori controlli o, al contrario, di una maggiore trasparenza da parte dei comuni. In alcuni periodi, infatti, la ridotta partecipazione alla rilevazione e la diminuzione dei monitoraggi attivi (ad esempio negli anni della pandemia da covid-19) hanno probabilmente contribuito a sottostimare il fenomeno. È quindi fondamentale interpretare questi dati con cautela, tenendo conto del fatto che la presenza di amianto può essere invisibile finché non viene cercata attraverso monitoraggi specifici. Il dato più preoccupante resta comunque la persistenza del problema, a 25 anni dall’inizio del nostro monitoraggio, non è ancora garantita l’assenza totale di amianto nelle scuole italiane. E questo è inaccettabile. Nessun edificio scolastico dovrebbe vedere la presenza di materiali nocivi per la salute di studenti, insegnanti e personale. Per questo, oltre a proseguire con determinazione gli interventi di bonifica, è indispensabile rafforzare i sistemi di monitoraggio, rendere obbligatoria la trasparenza dei dati e garantire che ogni comune sia messo nelle condizioni di rilevare e comunicare in modo accurato la situazione del proprio patrimonio edilizio scolastico. Solo così si potrà finalmente mettere la parola fine a una questione che da troppo tempo resta irrisolta
Rischio amianto: neanche una scuola dovrebbe essere esposta
Il grafico che rappresenta l’andamento della presenza di amianto negli edifici scolastici dei comuni capoluogo negli ultimi 25 anni restituisce un quadro in chiaroscuro. Da un lato, si osserva una tendenza complessivamente decrescente, che testimonia l’impegno di molte amministrazioni nel rimuovere progressivamente questo materiale pericoloso dagli ambienti scolastici. Dall’altro, le fluttuazioni evidenti lungo la curva suggeriscono che il dato non riflette solo l’effettiva presenza di amianto, ma anche la variabilità nella qualità e nella quantità delle informazioni fornite dalle amministrazioni. Nei primi anni Duemila, la percentuale di edifici con amianto si attestava su valori elevati, con un picco intorno al 16% nel 2004. Da lì in poi, si registra una discesa graduale, interrotta da alcune risalite temporanee, fino a raggiungere il minimo storico — circa il 4% — tra il 2018 e il 2020. Tuttavia, negli ultimi anni, il grafico mostra una nuova crescita, che riporta il dato a circa il 10% nel 2024. Questa risalita non va letta necessariamente come un peggioramento delle condizioni strutturali, ma piuttosto come il risultato di nuove rilevazioni, migliori controlli o, al contrario, di una maggiore trasparenza da parte dei comuni. In alcuni periodi, infatti, la ridotta partecipazione alla rilevazione e la diminuzione dei monitoraggi attivi (ad esempio negli anni della pandemia da covid-19) hanno probabilmente contribuito a sottostimare il fenomeno. È quindi fondamentale interpretare questi dati con cautela, tenendo conto del fatto che la presenza di amianto può essere invisibile finché non viene cercata attraverso monitoraggi specifici. Il dato più preoccupante resta comunque la persistenza del problema, a 25 anni dall’inizio del nostro monitoraggio, non è ancora garantita l’assenza totale di amianto nelle scuole italiane. E questo è inaccettabile. Nessun edificio scolastico dovrebbe vedere la presenza di materiali nocivi per la salute di studenti, insegnanti e personale. Per questo, oltre a proseguire con determinazione gli interventi di bonifica, è indispensabile rafforzare i sistemi di monitoraggio, rendere obbligatoria la trasparenza dei dati e garantire che ogni comune sia messo nelle condizioni di rilevare e comunicare in modo accurato la situazione del proprio patrimonio edilizio scolastico. Solo così si potrà finalmente mettere la parola fine a una questione che da troppo tempo resta irrisolta
Stanziamenti per manutenzione straordinaria e ordinaria: una strategia ancora da costruire
Il grafico che illustra gli stanziamenti per la manutenzione straordinaria e ordinaria degli edifici scolastici nei comuni capoluogo di provincia copre un arco temporale di 16 anni, dal 2009 al 2024. La scelta di questo intervallo è legata al fatto che, prima del 2009, questo tipo di dato non veniva rilevato in modo sistematico, rendendo impossibile una lettura coerente su un periodo più lungo. La linea blu, relativa agli stanziamenti dei comuni per la manutenzione straordinaria, mostra un andamento fortemente variabile, con picchi evidenti verso l’alto probabilmente in corrispondenza di anni in cui sono stati attivati programmi straordinari di finanziamento (come nel 2020 in concomitanza con la pandemia da covid-19) ma anche verso il basso. Segno di una forte discontinuità nella programmazione e nello stanziamento di risorse. Al contrario, la linea verde, che rappresenta gli stanziamenti per la manutenzione ordinaria, si mantiene su livelli molto più bassi e stabili, con una media che oscilla tra i 5.000 e i 13.000 euro per edificio, a seconda dell’area geografica. Un dato che, pur nella sua regolarità, evidenzia una grave insufficienza rispetto alle correnti esigenze di gestione e cura del patrimonio scolastico. Questa lettura conferma una criticità strutturale: la manutenzione ordinaria, che dovrebbe essere il pilastro della prevenzione e della sicurezza, non riceve l’attenzione e le risorse necessarie, mentre quella straordinaria continua a dipendere da logiche emergenziali o da finestre di finanziamento temporanee. Il risultato è un sistema che non riesce a garantire continuità, né a costruire una strategia di lungo periodo. Per superare questa fragilità, è indispensabile riequilibrare gli investimenti, rafforzando la manutenzione ordinaria e rendendo strutturali gli stanziamenti per quella straordinaria. Solo così sarà possibile garantire edifici scolastici sicuri, funzionali e adeguati alle esigenze educative, senza dover rincorrere l’emergenza.
Scuola pubblica, una chiamata alla responsabilità politica
Questa fotografia (riferimento al testo originale), a 25 anni dall’avvio dell’indagine, non può essere letta solo come un bilancio tecnico. È una chiamata politica alla responsabilità, che impone di superare la logica dell’emergenza e della frammentazione, per costruire finalmente una strategia nazionale per l’edilizia scolastica pubblica, fondata su equità, continuità e visione. La scuola rappresenta il primo presidio di cittadinanza, e tanto il suo stato materiale quanto quello immateriale riflettono la qualità democratica di un Paese. Ne è un esempio il tema sempre più attuale e divisivo del sostegno pubblico alle scuole paritarie. Il progressivo aumento dei finanziamenti statali — 750 milioni nel solo anno scolastico 2024/2025, con la prospettiva di strumenti fiscali e voucher in stile “buono scuola” — rischia di compromettere ulteriormente l’equilibrio tra pubblico e privato. La libertà di scelta educativa non può essere garantita sacrificando la scuola statale, ancora oggi sottofinanziata, fragile e in troppi casi abbandonata. La nostra richiesta di ridefinire i livelli essenziali di prestazione (LEP) comprendendo alcuni servizi fondamentali come mense, palestre, trasporti, spazi verdi, apertura pomeridiana degli edifici, rimane per noi una priorità per costruire processi di perequazione prima di avviare l’autonomia differenziata. Va ricordato che la legge, approvata il 26 giugno del 2024, è in una situazione di stallo: la sua attuazione è bloccata perché la Corte costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità di alcune disposizioni, in particolare riguardanti proprio i LEP e l’uguaglianza tra regioni.
LE PROPOSTE PER UNA SCUOLA PUBBLICA SICURA, EQUA E SOSTENIBILE
Potenziare l’Anagrafe dell’edilizia scolastica con dati sempre aggiornati sullo stato degli interventi e sui relativi finanziamenti, rendendola uno strumento aperto, trasparente e accessibile. Le informazioni devono essere messe a disposizione di tutti i cittadini, per garantire il diritto alla conoscenza delle condizioni degli edifici scolastici, favorire la partecipazione attiva e il controllo civico.
Definire e finanziare nuovi Livelli Essenziali di Prestazione che garantiscano, in tutte le scuole, servizi fondamentali e standard qualitativi (trasporti, mense, palestre accessibili, spazi verdi, digitalizzazione, sostenibilità), per superare i divari territoriali e assicurare pari opportunità educative, soprattutto nei contesti più fragili.
Valorizzare le scuole come presìdi civici e comunitari attraverso la rigenerazione degli spazi, l’apertura extrascolastica e l’integrazione tra fondi per l’edilizia e politiche di coesione, per sostenere Patti Educativi di Comunità orientati a scuole inclusive, sostenibili e in dialogo con i bisogni del territorio.
Realizzare un piano strutturale e coordinato per la riqualificazione del patrimonio scolastico pubblico, con risorse certe, governance unitaria e criteri trasparenti, capace di superare la frammentazione dei fondi e ridurre le disuguaglianze territoriali. Un sistema che semplifichi l’accesso per gli enti locali e torni a garantire il funzionamento dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica come luogo di co-programmazione.
Garantire, come priorità nazionale, il completamento delle indagini diagnostiche e la messa in sicurezza dei solai in tutte le scuole, insieme all’adeguamento sismico e alle verifiche di vulnerabilità strutturale, da realizzare con urgenza soprattutto negli edifici situati nelle aree a rischio sismico 1 e 2.
Realizzare con urgenza un programma nazionale di riqualificazione energetica e comfort climatico per le scuole, superando interventi frammentati e puntuali, attraverso soluzioni strutturali integrate — rinnovabili, coibentazione, illuminazione naturale, gestione sostenibile — e promuovendo Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali (C.E.R.S.) come strumento per ridurre i consumi e contrastare la povertà energetica.
Affrontare il tema del dimensionamento scolastico, reso urgente dalla riduzione della popolazione studentesca, attraverso una programmazione condivisa tra Ministero, Regioni e territori che superi l’approccio meramente quantitativo, garantendo il mantenimento di istituzioni scolastiche e personale e investendo in spazi di apprendimento di qualità, con classi meno affollate e una didattica laboratoriale, in risposta ai bisogni educativi di scuole e famiglie.
Sostenere piani di mobilità scolastica partecipata e co-progettata, con l’incremento del trasporto pubblico scolastico, l’attivazione di pratiche ecosostenibili come pedibus e bicibus, la realizzazione di strade scolastiche, piste ciclabili e percorsi protetti, istituendo e valorizzando in ogni scuola la figura del mobility manager, per coordinare e integrare le azioni a livello locale.
XXV Rapporto Ecosistema Scuola a cura di Legambiente



