Presidio Ospedaliero di Roccadaspide- La storia

Quell'ospedale strappato a Capaccio, da sempre esposto al fuoco amico

Doveva essere di Capaccio, precisamente Capaccio alta. Chapeau a Scorzelli che riuscì a deviarlo.

Attualità
Cilento giovedì 07 dicembre 2017
di Oreste Mottola
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Ospedale Roccadaspide © n.c.

Doveva essere di Capaccio. A “deviarlo” fu Donato Scorzelli, nell’ormai lontano nel 1960, figura di riferimento del mondo politico e scolastico di Roccadaspide dal 1947 al 1978. Lo strappò a Capaccio, precisamente Capaccio alta. Chapeau a Scorzelli. La Cassa per il Mezzogiorno ci aveva messo già i soldi. Scorzelli puntò i piedi nei confronti del senatore dc Indelli, facendo valere i diritti anche dell’intera Valle del Calore e Alburni. Scorzelli, come ricorda il nipote Donato Gorga, resistette al “fuoco amico” di altri politici di Roccadaspide che sempre tentarono di “sabotare” la localizzazione del presidio sanitario per altri loro fini. E’ così ancora oggi quando le potenti “sirene” di politici vicini suonano ancora potenti. E’ Vallo della Lucania o Agropoli, oppure i mai compresi “progetti” di Vincenzo De Luca, ma il “centro di spesa” di oggi con la dotazione di primari e dirigenti fa più gola per essere “spacchettato” e spalmato altrove, capoluogo di provincia compreso, che effettivamente potenziato. Ai tempi di Scorzelli la zona, come andrò a spiegare dopo, sembrava destinata a magnifici destini, dalle grotte di Castelcivita alla Cantina Val Calore, e ben servivano un nuovo ospedale e la Fondovalle, oggi dobbiamo costatare che niente contrasta la progressiva desertificazione umana ed economica men che mai i pannicelli caldi di una spesa pubblica che alimenta un ceto politico e professionale utile solo a sé. Il panorama esistente, fatto d’inutili quanto costose comunità montane e di un Parco che arranca, mi esime da altre parole. Nel 1961 il sindaco Scorzelli passa all’azione e s’individua la sede verso la zona di Santa Palomba, i terreni sono comprati e per metterli al sicuro da eventuali aventi diritto alla prelazione il preliminare di contratto con i proprietari Nardi indica un prezzo altissimo. Progetto e appalto sono del 1965 e ’66. L’apertura avverrà un quarto di secolo dopo. Ci vorranno diverse “forzature” ai piani ospedalieri regionali per arrivare al risultato e vanno ricordati gli apporti dei dirigenti sanitari Summonte e Sassi. L’ultima firma, la decisiva, è di Ettore Liguori. Si può dire, senza fare falsi storici, che Scorzelli con Summonte, Sassi e Liguori, consegnano l’ospedale a Girolamo Auricchio, di cui si omettono per chiara fama i cenni biografici, che ne fa “la bandiera del suo partito”. Un partito personale. A contrapporsi ci prova un’inedita alleanza tra grillini di Roccadaspide e socialisti muccioliani. La “mossa del cavallo” di Auricchio è la nuova alleanza con De Luca. Molto inchiostro, invece del sangue promesso, è scorso su questa guerra molto virtuale. Sullo sfondo perfino l’inserimento in un elenco ministeriale degli ospedali da chiudere, il declassamento e il potenziamento del pronto soccorso. E i cortei. Quelle sfilate che riescono sempre se si costringono gli studenti ad andare oltre il puro “marinare” la scuola. E gli adulti a soffermarsi su quanti punti del pil locale dipendono dall’Ospedale. Sullo sfondo rimane la qualità e quantità dell’offerta di salute della struttura di Santa Palomba, come al solito, più esposta al pericolo e alle perfidie “amiche” che ai vecchi e nuovi nemici. Come ai tempi di Scorzelli.

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