Sfoglia: Le due Costiere: Amalfitana e Cilentana

Casal Velino Paese sorge su una collina dal clima mite, perfetto tutto l’anno. Vie, piazze, archi, portoni, case in pietra, artistiche chiese e palazzi gentilizi ne testimoniano l’ antico passato medievale.
Intorno, ad avvolgerlo, un mare celeste che si unisce al cielo: scorci dalla disarmante bellezza che si può godere in quasi ogni angolo.

Famosa per l’arsenale e il cantiere delle galere, Minori fu rivale “turistica” di Amalfi «per la sua pittoresca situazione, la sua spiaggia, le sue industrie, i suoi aranci». Qui i Dogi della Repubblica vi soggiornarono spesso e alcuni sono sepolti nella Cattedrale di Santa Trofimena.

M’incanto al tozzo braccio di terra, balena spiaggiata, a dirupo sul mare ad evocare la dolente storia di Palinuro, inabissatosi per incauto sogno, come canta Virgilio, o per delusione d’amore ad inutile inseguimento della ninfa Camerota, in una notte di luna piena, come narra una leggenda popolare.

Narrano le “historiae” che i romani erano ghiotti di “gaurum” una prelibata salsa di alici che facevano giungere da Cetara. Era quella che oggi chiamiamo la “colatura di alici” e che ancora serve a condire saporiti piatti di spaghetti.

Tramonti è anche la terra dei più rinomati, anche se anonimi, pizzaioli del mondo, tanto che è in fase di progettazione un Museo della Pizza.

Frutto di miseria e fantasia, la pizza è diventata un piatto prelibato, entrata nella storia, nel costume, nel folclore del popolo grazie anche ai pizzaioli tramontani, ai quali non manca la conoscenza di quella “corte di regole” unica garanzia per un prodotto autentico e genuino.

Da sempre questo borgo è pronto a raccontare di sirene, naviganti e artigiani intenti a modellare una civiltà fatta di argilla. Ha scritto Ugo Marano che «i ceramisti di Vietri hanno cominciato a plasmare terrecotte per pavimentare la terra, hanno plasmato ambrogette per dare dignità celeste alle cupole delle chiese, plasmato piatti e bicchieri per imbandire le nostre tavole a festa»

l’importanza della città romana – pur nel silenzio delle fonti storico-letterarie -, è testimoniata dalla presenza di un cippo funerario, del I secolo d.C., dedicato al duumviro edile e supremo magistrato Lucio Sempronio Prisco, morto in giovane età.