Con l’arrivo delle navi da crociera nel porto di Agropoli, si apre per il Cilento una nuova stagione per il turismo. Una domanda sorge spontanea: ma le zone interne sono pronte a raccogliere questa sfida?

Negli ultimi mesi, Agropoli ha ufficialmente fatto il suo ingresso nel circuito del turismo crocieristico. Una svolta importante, che apre scenari inediti di sviluppo economico e culturale e che potrebbe , se gestita con lungimiranza , rappresentare un volano di sviluppo anche per le aree interne, contribuendo a destagionalizzare l’offerta turistica.
Tuttavia occorre che i borghi dell’entroterra cilentano siano pronti a intercettare i flussi di questi nuovi visitatori. Al contrario, rischieremmo, ancora una volta, di rimanere come degli spettatori a guardare ciò che si consuma sul litorale, senza generare sinergie e benefici duraturi per l’intero territorio.
L’approdo delle prime crociere ad Agropoli, in un certo senso conferma la sua naturale vocazione di porta del Cilento, rivelando le potenzialità inespresse del territorio quale destinazione internazionale.
I turisti che sbarcano sul porto , recentemente rinnovato e oggi in grado di ospitare unità da crociera di medie dimensioni , cercano esperienze nuove, non convenzionali, capaci di raccontare in maniera compiuta l’identità di quest’area.

Ed è proprio qui che deve entrare in gioco il Cilento interno: una aggregazione di borghi, con tradizioni secolari, paesaggi incontaminati e prodotti d’eccellenza, siti archeologici, ancora troppo spesso esclusi dai circuiti consolidati del turismo organizzato.
Sicuramente si sono ancora luci ed ombre nell’accoglienza diffusa, con un’offerta frammentata. Comuni come Roscigno, Felitto, Laurino, Morigerati, San Mauro Cilento, Novi Velia, Gioi , Caselle in Pittari, Roccagloriosa, possono offrire esperienze uniche: escursioni nelle gole, nelle grotte, nei boschi, nei musei, degustazioni di prodotti tipici, silenzi e panorami, tutto un insieme di requisiti che vanno a costituire una sorta di patrimonio del benessere, inteso sia nella componente gastronomica, che in quella culturale e delle attività sportive, aspetti che i crocieristi, abituati a mete affollate e rapide , apprezzerebbero più di quanto si possa immaginare.
Il vero limite è Il nodo dei collegamenti e della visibilità, come spesso accade in tutto il Mezzogiorno, rappresentato dalla mancanza di infrastrutture e soprattutto dalla frammentazione territoriale. Senza collegamenti efficienti, senza una narrazione turistica coordinata e senza una cabina di regia unica, il Cilento interno rischia di restare invisibile agli occhi di chi sbarca ad Agropoli. Anche la comunicazione digitale è spesso lacunosa o affidata all’iniziativa del singolo. Mancano pacchetti turistici preconfezionati, siti multilingua aggiornati, accordi strutturati con le compagnie crocieristiche. L’entroterra, per ora, vive di passaparola o di iniziative estemporanee.
Occorre quindi affrontare una nuova sfida culturale, oltre che logistica. Il passaggio da una vocazione agricola e artigianale ad un’economia turistica integrata richiede formazione, pianificazione e visione. Servono investimenti non solo in infrastrutture, ma in capitale umano: guide turistiche, operatori culturali, esperti di marketing territoriale, interpreti delle tradizioni locali capaci di trasformare il patrimonio materiale e immateriale in valore economico.
Senza una regia e un coordinamento efficiente non si potrà mai realizzare una crescita omogenea, requisito indispensabile affinché questa non si riveli l’ennesima occasione perduta.



