È appena uscito, pubblicato da Francesco D’Amato Editore, l’ultimo lavoro del prof. Luigi Rossi: Il dono di Francesco – miserando atque eligendo.

Con impresse nella mia mente le immagini dell’ultimo viaggio terreno di Papa Francesco, trasmesso in diretta sulle varie reti televisive nazionali, e quelle dell’omaggio di centinaia di migliaia di fedeli del Popolo di Dio ai suoi funerali, con grande commozione ho letto il libro che ripercorre le tappe principali del magistero e dell’azione pastorale di Francesco, il primo Pontefice Sud americano, con origini italiane e il primo Papa Gesuita della Chiesa Cattolica.
Ricordandoci le varie Encicliche, l’autore mette in risalto l’insegnamento di Papa Francesco, semplice ma coinvolgente, con il quale ha raggiunto il cuore di ogni uomo, di ogni fede, razza e cultura.
Ci fa rivivere la sua vita scandita da un impegno sempre teso a favorire gli ultimi, i fragili e i bisognosi, riservando grande attenzione ai migranti, ai giovani, alla salvaguardia del Creato, alla lotta alle disuguaglianze e rivolgendo una coraggiosa e instancabile esortazione ai grandi della terra per il raggiungimento di una pace mondiale vera e duratura.
Il libro è breve, è scritto in maniera fluida anche se con un linguaggio incisivo. Ci appassiona.
La lettura risulta molto interessante perché l’autore ci propone notizie e momenti particolari dei dodici anni del pontificato di Francesco come ad esempio l’aver gettato le basi di una nuova geopolitica impostata sulla diplomazia e sul dialogo tra i popoli. Numerosissimi sono stati, infatti, i suoi viaggi apostolici in tutto il mondo.

Il libro Invita a profonde riflessioni e certamente contribuisce a rafforzare nei lettori l’amore verso il Papa che ha conquistato tutti fin dal giorno della Sua elezione, con la scelta del nome, la scelta di abitare a Santa Marta, con il nuovo modo di intendere e vivere la fede come dono che solo Gesù può procurarci, dono di luce necessario per illuminare l’esistenza umana, per rafforzare i vincoli di fratellanza, per aiutare a superare ogni crisi.
Con le sue riforme, da molti considerate anche audaci, come il ruolo assegnato alle donne nella Chiesa, il nuovo concetto di giustizia, la fedeltà al Vangelo da accostare sempre alla nostra vita, la apertura ai matrimoni civili e perfino alla semplice convivenza segnata, però, da notevole stabilità che può sfociare nel sacramento del matrimonio, l’aver definito la Chiesa la casa aperta del Padre misericordioso, è riuscito ad assicurarsi affettuosa popolarità anche fra i non credenti.
Con il suo sorriso, il suo carattere scherzoso, i suoi gesti spontanei, ha indicato sempre la gioia come segno distintivo della fiducia in sé stessi e nella vita, la speranza anche laddove sembra esserci solo scarto ed esclusione.
Colpisce nel libro “El Santito”, l’affettuoso epiteto riportato dall’autore che il Cardinale Antonio Quarracino, cilentano di nascita, attribuì a Bergoglio vedendo in lui la persona di cui lui stesso e la Chiesa Argentina avevano bisogno come nuova guida spirituale.
L’ultimo capitolo del libro ci parla della bellezza e fecondità della fragilità cristiana che abbiamo potuto constatare nei gesti più che nelle parole negli ultimi giorni della vita terrena di Francesco.
Il libro va letto con attenzione e raccoglimento.
In attesa della “fumata bianca”, senza dimenticare il lascito di speranza del Santo Padre per le generazioni future, continuiamo a pregare per Lui come ci ha sempre chiesto ma chiediamo adesso a Lui di pregare per noi.