29 giugno 2025
La Chiesa il 29 giugno ricorda la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e oggi, ricorrendo di domenica, la liturgia ci invita tutti a riflettere su questi due Santi molto diversi tra loro ma uniti nel martirio a Roma ed entrambi testimoni di Cristo fino all’estremo sacrificio; furono fondamenta della Chiesa primitiva e, quindi, della nostra fede cristiana, una fede che non è statica ma che cresce e si sviluppa attraverso l’incontro con Cristo.

Pietro, l’umile pescatore di Galilea, di carattere burbero e irruente, certamente non il più fedele fra gli apostoli, rinnegò infatti per ben tre volte Gesù ma pianse poi amaramente pentito, riconobbe la natura divina del suo Maestro per cui fu proclamato “beato” e diventò “pietra”, immagine di saldezza e stabilità, sulla quale Gesù edificò la sua Chiesa, affidando all’apostolo le chiavi del Regno.
La sua vita, il suo esempio ci ricordano che anche chi ha sbagliato può trovare la via della salvezza e diventare un testimone di Cristo. Anche chi ha toccato il fondo ma ha la capacità di pentirsi ammettendo i propri sbagli, viene perdonato e più grande è il peccato perdonato più smisurato l’amore che ne può scaturire.
Paolo, il maestro di Tarso, di origine ebraica, proveniente dal mondo culturale giudaico, a causa della formazione religiosa ricevuta fu portato a scontrarsi con i cristiani ritenuti a Gerusalemme una setta pericolosa. Ma, alla chiamata di Gesù, sulla via di Damasco, si convertì e pose Cristo al centro della sua vita, in una relazione fatta di fede, amore e stimolo per intessere un rapporto analogo con la Chiesa. Divenne strumento di evangelizzazione nel mondo, fondatore della Chiesa fuori dei confini di Israele.
La liturgia di questa domenica ci presenta un passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù pone una domanda ai suoi discepoli: “Ma voi chi dite che io sia”?
E’ proprio Pietro a rispondere a nome di tutti, con la capacità di iniziativa che lo contraddistingue, ma questa domanda sarà risuonata anche nel cuore di Paolo, così come risuona nei nostri cuori oggi.
Perché Gesù fa questa domanda? Nei Vangeli leggiamo che Gesù fa tante domande e ne riceve anche tante. Questa è una domanda che non può lasciarci indifferenti, è una domanda che dovremmo porci frequentemente per valutare lo stato di salute della nostra fede. Gesù vuole chiederci qual è il nostro rapporto con Lui, se la nostra amicizia con Lui è vera.
Che cosa rispondiamo?
Chi è Gesù per noi e che ruolo ha nella nostra vita?
Possiamo provare a rispondere ricordando ciò che ci ha trasmesso il catechismo che abbiamo seguito da bambini, oppure riflettendo che Gesù si è sacrificato per noi, è morto in croce caricandosi di tutte le nostre colpe perché fossimo salvati e con la sua risurrezione ci ha donato speranza e sicurezza della vittoria della vita sulla morte. Certamente numerose, né facili e rapide possono essere le risposte personali. Viene fuori perciò un elenco lunghissimo e nessuna risposta contraddice l’altra, nessuna risulta scontata o ambigua.
Gesù è per noi credenti un compagno di vita, un vero amico, una guida sempre nei momenti di gioia e nelle mille difficoltà di ogni giorno. E’ Luce, Verità, Amore. Le sue parole impresse nei nostri cuori sono un punto di riferimento e un impegno per cercare di applicarle.
La relazione con Lui tocca le nostre scelte, il nostro modo di pensare e di agire.
Dalla domanda che Lui ci pone discendono per noi credenti le domande essenziali della nostra esistenza a cui dobbiamo rispondere non a parole ma con la vita.
Sappiamo darGli le risposte che si attende? Proviamoci!
Non è difficile se Lo conosciamo e Lo seguiamo!
Non possiamo però conoscerLo senza farne esperienza! Santa domenica in famiglia