Nel passo odierno del Vangelo sono contenute le ultime raccomandazioni di Gesù ai discepoli. Parole importanti, difficili da comprendere ma gli apostoli saranno aiutati a ricordarle dallo Spirito Santo quando il Signore non sarà più fisicamente presente in mezzo a loro.
I discepoli dovranno continuare la missione divina loro assegnata e sarà proprio lo Spirito Santo a provvedere e a rinvigorire la loro fede, a guidarli ad riconoscere la verità che conduce alla salvezza eterna.

Il Paraclito è la fonte della pace, il dono che Gesù consegna proprio ai discepoli nella notte in cui viene tradito e su cui l’evangelista Giovanni ci invita a riflettere.
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace” dice il Signore.
Come è difficile anche solo pronunciare questa parola!
Eppure non si è mai parlato tanto di pace come in questi ultimi tempi, di pace che dovrebbe poggiare su verità, giustizia, amore e libertà, che dovrebbe essere presenza di condivisa armonia e contemporanea assenza di tensioni e conflitti. Ma di fronte alle questioni epocali, alla situazione attuale nel mondo, in tantissimi luoghi la pace è negata, si continua a fare la guerra e tanti vedono la propria vita a rischio tra i bombardamenti. Parlare di pace è perciò oggi qualcosa di coraggioso e controcorrente, persino utopico. Manca la pace politica, tra odi e rancori vari; la pace sociale per l’indifferenza rispetto alla sofferenza; in tante famiglie poi non regna l’armonia e l’amore.
Quanti significati si possono dare alla parola pace. Ognuno di noi la applica secondo il proprio punto di vista o il proprio interesse. La nostra pace è poi spesso legata alle circostanze e non appena le circostanze cambiano la pace viene meno.
Eppure la pace è il bene più grande che si possa desiderare e augurare. Tutti diciamo di essere per la pace, ma in effetti la stiamo perdendo senza nemmeno rendercene conto.
Nel suo primo discorso, dalla Loggia della benedizione, davanti a oltre 150 mila fedeli Papa Leone ha salutato con queste parole: “La pace sia con tutti voi” e ha ripetuto per ben 10 volte la parola pace, disarmata e disarmante, umile e perseverante che non è solo la tregua tra guerre, non è il quieto vivere, non è il frutto di strategie e calcoli umani, non è la sottomissione servile al più forte. Non è ancora la pace della ricchezza, del potere, del successo che ci dona il mondo. Non è nemmeno un’idea, una filosofia, un’etica.
La pace, quella che ci ha lasciato Gesù, è l’esercizio della carità, è la misericordia che ci trasforma nel cuore, è il combattere l’odio, l’egoismo, la violenza, la vendetta e ogni forma di ingiustizia.
La pace che ci dona Gesù è una pace profonda, feconda, che non ci isola ma ci mette in movimento, che resiste alle prove, che ricarica l’animo nel momento del turbamento o delle incertezze, è la pace che vince il male con il bene, che rispetta ogni diversità, che ascolta e incontra l’altro con pazienza e senza paura, che crea comunità. E’ la pace di chi spera che possa fiorire nella vita di ogni uomo.
Accogliamo la pace che Gesù ci ha lasciato, imploriamola con tenacia, impariamo a costruirla e a difenderla quando l’abbiamo, e prendendoci per mano doniamola, senza alcun compromesso. La pace che ci dà Gesù è fondata sulla Sua parola, è sorretta dalla speranza e dalla promessa di aiuto e di fedeltà.
In quest’ottica è possibile comprendere una delle Beatitudini: “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”. Santa domenica in famiglia.