Quando un territorio è attraversato dalla storia, chi vi è destinato a viverci, non può girarsi dall’altra parte!
Ecco perché, nonostante i tanti articoli scritti e pubblicati, i numerosi riconoscimenti ottenuti a livello nazionale e internazionali, l’indifferenza di molti che lo abitano … il Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni sopravviverà nel tempo a venire, sopravanzando le generazioni che lo avranno visto istituire, avviarne i processi istituzionali, vederlo “decadere” nell’indifferenza.

La nostra avventura editoriale è cominciata contemporaneamente alla nascita del PNCVDA.
Essa prese vita nel 1995 e ha raccontato la cronaca delle vicende dell’ente che portò alla ribalta nazionale e internazionale la “terra dei tristi” e le popolazioni che la abitano attualmente.
Abbiamo esultato per la sua istituzione, accompagnato i suoi primi passi, gioito per i riconoscimenti internazionali, accompagnato nelle innumerevoli manifestazioni, incoraggiato nei momenti di difficoltà, contribuito a comunicare i suoi progetti, criticato per la sua inerzia … insomma, abbiamo fatto semplicemente il nostro dovere!

Questo non vuol dire che non avremmo potuto fare di più e meglio, ma non siamo mai rimasti indifferenti a cosa è successo nel mondo di cui siamo parte e per il quale condividiamo la responsabilità di conservarlo alle prossime generazioni nelle migliori condizioni possibili.

Le sfide che hanno davanti quelli che hanno responsabilità di governo e gestione dell’ente sono “formidabili” e necessitano, prima di tutto di prendere coscienza della situazione in cui versa la “credibilità” del parco tra chi vive nell’area protetta.
Chi siede a palazzo Mainenti, la sede del Parco a Vallo della Lucania deve elaborare una strategia di rilancio che riapra il confronto con i comuni coinvolgendo la Comunità del Parco.
Giuseppe Coccorullo e Stefano Sansone hanno in mano le leve per aprire una fase di confronto che coinvolga gli amministratori locali che, purtroppo, non si sono mai sentiti investiti della “missione” di far crescere il senso di un “comune” sentire verso l’area protetta.

Hanno attinto a piene mani nella “mangiatoia” dei progetti che hanno portato investimenti per realizzare opere infrastrutturali ma hanno avuto il “braccino corto” quando si è trattato di riempirli di contenuti culturali, scientifici e socialmente “utili”.
Un esempio che vale per tutti …
L’avveniristico Centro Internazionale per lo studio della Biodiversità realizzato in via Montisani a Vallo della Lucania, arricchito con due musei, uno multimediale e l’altro naturalistico, è stato abbandonato a sé stesso e le grandi arcate in legno che ne disegnano l’architettura avveniristica sono gravemente lesionate e, in alcuni tratti, cadenti!

L’indifferenza dell’ente Parco e dei comune sono la cartina di tornasole su come andranno a finire gli altri progetti che ancora oggi sono lautamente finanziati e “vantati” … l’ultimo che è stato comunicato è “”WEEK END AL PARCO”, un festival diffuso che per i prossimi tre anni porterà concerti e spettacoli nei luoghi più suggestivi del nostro territorio: dalla Certosa di Padula alle aree archeologiche, da Villa Matarazzo al Santuario del Sacro Monte di Novi Velia… e tante altre location caratteristiche e caratterizzanti il Parco …”
Appunto! Quali sono le altre location che “caratterizzano”?
Non certo i siti archeologici, né le altre realtà “indicate con nome e cognomi” ma gli oltre 50 piccoli borghi con meno di 500 abitati … è a questi che bisogna prestare attenzione continua. Così l’UNESCO definì il paesaggio del Parco:
“L’autenticità degli elementi culturali all’interno del parco è elevata, offrendo un esempio di paesaggio culturale di eccezionale importanza e qualità sul Mar Tirreno, con tracce di occupazione umana risalenti alla preistoria.

Vestigia di antiche reti di sentieri montani sono ancora visibili nel paesaggio, così come molti dei santuari religiosi. Borghi lungo il percorso sono sopravvissuti senza che i cambiamenti ne abbiano compromesso l’autenticità”.