Nel cuore del Sud Italia ci sono terre che parlano con il vento tra le montagne, con il silenzio dei borghi spopolati e con la bellezza mai spenta delle radici antiche.
Parliamo delle zone interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni: territori straordinari, spesso dimenticati dalle grandi rotte del turismo di massa, ma pieni di energia, storia e voglia di futuro.
Ed è proprio qui che il Servizio Civile Internazionale può diventare una chiave per aprire nuove porte, per riportare energie dove regna l’immobilismo.
Il Servizio Civile Internazionale non è un programma astratto, ma un’esperienza viva, concreta, dove giovani di tutto il mondo si ritrovano per collaborare in progetti di solidarietà, sostenibilità e rigenerazione sociale e ambientale.
Ogni campo è una piccola rivoluzione fatta di mani, idee e cuori che si uniscono.
E proprio i nostri paesi, le nostre montagne, i nostri sentieri e borghi possono diventare la casa ideale per queste esperienze.
Immaginiamo un gruppo di giovani provenienti da Germania, Portogallo, Tunisia, Corea del Sud e anche dall’Italia che arriva in un borgo del Cilento interno, dove un antico sentiero è stato invaso da rovi e dimenticato da anni.
Insieme agli abitanti, lo ripuliscono, installano segnaletica moderna ed innovativa, creano una piccola guida in più lingue e costruiscono con materiali locali una panchina panoramica.
Di sera si cucina insieme, si raccontano storie in più lingue, si impara l’uno dall’altro.
Alla fine, quel sentiero riaperto non è solo una via nel bosco: è un simbolo di rinascita e di collaborazione.
Nel Vallo di Diano, invece, potremmo ospitare un campo di volontariato dedicato alla rigenerazione di un antico casale abbandonato che, grazie all’impegno dei partecipanti, si trasforma in un punto informativo per il turismo sostenibile.
I volontari affiancano muratori locali per piccoli lavori di recupero, piantano alberi nei terreni circostanti, avviano un orto condiviso e organizzano laboratori di educazione ambientale con i ragazzi del territorio.
Il casale torna a vivere e diventa un riferimento per la comunità, un luogo in cui anche i più giovani possono riscoprire il senso dell’appartenenza e il valore della cura del proprio territorio.
È in contesti come questi che i giovani del posto scoprono che restare può essere un atto rivoluzionario.
Negli Alburni, un gruppo di volontari può raccogliere foto, video e racconti su cose antiche e importanti che rischiano di essere dimenticate, come fontane, mulini, piccole cappelle, muretti di pietra e le storie raccontate dai nonni.
Attraverso strumenti digitali facilmente accessibili come Mapillary, OpenStreetMap e registratori audio, i partecipanti realizzano una mappa multimediale capace di raccontare il territorio in modo innovativo, rendendolo visibile e fruibile anche a chi vive lontano.
E così, magari, nasce un piccolo museo digitale del borgo, capace di collegare memoria e innovazione.
Accanto a tutto questo, c’è un altro valore fondamentale che spesso si dimentica: la lingua.
I volontari che arrivano parlano inglese, spagnolo, francese, tedesco, e i ragazzi locali che partecipano attivamente ai progetti hanno un’occasione straordinaria per imparare.
Non si tratta di studiare con i libri, ma di vivere la lingua, parlandola a tavola, durante il lavoro e nei momenti di svago.
È un apprendimento vivo, autentico, naturale, che consente ai giovani del territorio di aprirsi al mondo restando a casa propria.
Per molti è il primo contatto reale con l’Europa e con altre culture, ed è spesso proprio da questo incontro che nasce il desiderio di formarsi, viaggiare, e magari un giorno tornare per costruire qualcosa di nuovo.
Tutto questo non è fantasia.
Sono progetti reali, già sperimentati in altre regioni d’Europa e d’Italia, e facilmente replicabili anche nei nostri territori.
Non servono strutture complesse: basta una casa in pietra, anche modesta, dove dormire e cucinare, una comunità pronta ad accogliere e un gruppo di giovani motivati.
Serve il coraggio di credere che il cambiamento può partire anche da qui, da una valle interna, da un paese dove tutto sembrava essersi fermato.
Il Servizio Civile Internazionale può offrire al Cilento, al Vallo di Diano e agli Alburni risorse umane, nuove competenze, formazione, energie fresche e visibilità.
Può far nascere collaborazioni tra associazioni, scuole, cooperative agricole e parrocchie.
Può educare i giovani alla cittadinanza attiva, all’ambiente e al senso del bene comune.
Può ridare voce ai territori poco conosciuti e speranza a chi ci vive.
In un tempo in cui molti borghi piangono l’abbandono, il Servizio Civile Internazionale è un seme di speranza che può crescere tra le pietre antiche e i sogni nuovi.
È un’occasione per trasformare i nostri paesi in cantieri di futuro, dove ogni storia raccolta diventa memoria viva, ogni sentiero ripulito un invito a restare, ogni parola straniera una finestra aperta sul mondo.
E allora perché non cominciare proprio da qui? Il Cilento, il Vallo di Diano e gli Alburni possono diventare terra d’incontro, di scambio e di rinascita.
Basta un piccolo passo per cambiare tutto.