Costiera Amalfitana

La Santa delle tre feste

E’ Santa Trofimena, patrona di Minori, che viene celebrata tre volte all’anno

Cultura
Cilento martedì 15 novembre 2022
di Vito Pinto
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Minori riceve la delegazione di Patti © Unico Settimanale

I l cinque novembre scorso, come ogni anno, la piccola e graziosa cittadina di Minori ha festeggiato la sua Santa Patrona, Santa Trofimena, nella ricorrenza canonica del martirio della giovane vergine siciliana. Ma Minori festeggia la Santa anche il 27 novembre di ogni anno e, l’ha già festeggiata il 13 luglio, giorno che rievoca il ritorno delle sacre spoglie a Minori dopo il ratto di Sicardo, principe di Benevento. Le tre celebrazioni la dicono tutta intera su quanto il popolo della cittadina costiera sia legato alla sua Santa Patrona, della quale custodisce parte delle spoglie mortali nella cripta della chiesa madre, sin dal lontanissimo 640, quando sulla spiaggia fu rinvenuta l’urna di marmo contenente il corpo della martire siciliana. Scrive, infatti, Antonio Mammato in una nota relativa al “Codice agiografico vallicelliano di Santa Trofimena” che «al di là della devozione popolare, S. Trofimena rappresenta per Minori e per l’intera Costa d’Amalfi l’origine e il fulcro della propria identità civile e religiosa. Essa fu infatti, patrona dell’intero Ducato fino al 1208, anno in cui furono traslate ad Amalfi le reliquie dell’apostolo Andrea». Una devozione, quindi, antichissima per una Santa che fu uccisa dal padre perché cristiana durante la persecuzione di Diocleziano e che ebbe, anche dopo il suo ritrovamento sulla spiaggia di Minori, un culto non certo tranquillo. Fu infatti, rubata dal principe longobardo Sicardo, a caccia di corpi di Santi, perché riteneva, come del resto era costume dei regnanti del tempo, che in tal modo il suo principato godesse di maggior prestigio. Ma andiamo con ordine. E’, infatti, necessario conoscere tutta la vicenda pre e post mortem della giovanetta siciliana per comprendere perché questa Santa ha preso totalmente il cuore dei minoresi tanto che la festeggiano ben tre volte in un anno. Nata a Patti in provincia di Messina, Trofimena venne martirizzata nel 304, durante le persecuzioni di Diocleziano. La tradizione agiografica la presenta come figlia di un nobile che voleva sposarla ad un suo pari e, non riuscendo nell'intento, la ferì mortalmente. Molte versioni leggendarie narrano la fuga e il martirio della fanciulla. Tra le più suggestive appare quella di G.B. d'Afflitto il quale scrive: «Vedendo la Santa Verginella di non poter lungamente, rimanendo in casa, resistere all'efficace volontà del genitore, ispirata da Dio, determinò di fuggire dalla sua casa paterna, come fece. Il padre l'inseguì e la raggiunse vicino al mare verso quella parte ove sta posta la Bocca in Tinnaro, oggi detta di Marinello, distante dalla città lo spazio di quattro miglia, e mentre volea lanciarle sopra adirato le mani l'innocente Colomba, confidata in Dio, unica causa della sua fuga, distese sopra le acque il manto, vi balzò di sopra senza timore, ed il mare portandola a galla su l'onde e le diè libero scampo dall'ira del persecutore». Il proseguimento dell’agiografia è sulle coste amalfitane, dove fu ritrovato l’urna. Narrano infatti le cronache che una serena mattina di primavera alcuni pescatori di Minori, recandosi alla spiaggia per accudire alle reti, scorsero alla foce del piccolo fiume Reginna Minor, un’urna marmorea. Un’altra tradizione orale vuole che a ritrovare l’urna sia stata una donna andata a sciorinare il bucato alla foce del fiume. Pochi attimi di stupore e poi – si sa come vanno le cose nei paesi – la voce si sparse subito e sul posto si radunò l’intera popolazione, parroco in testa. Resisi conto che trattavasi di qualcosa di prezioso, decisero di trasportare l’urna nella chiesa, ma a nulla valsero gli sforzi di alcuni baldi e nerboruti giovanotti. Il prelato allora, saggiamente, ritenne quindi di dover avvertire il Vescovo di Amalfi, Pietro. Questi, ascoltato il racconto del sacerdote, rispose che la notte aveva avuto un sogno durante il quale una voce gli diceva: «se vuoi trasportare quell’urna, prendi delle vitelle che non hanno mai visto il giogo e che sono le più belle, simbolo della verginità di Trofimena del cui corpo ci fa dono il Signore; legale a quell’urna benedetta, perché solo così riuscirai nel pio desiderio di rimuoverla dal suo posto». Ritornato a Minori, il parroco eseguì subito il suggerimento del suo Vescovo e così l’urna fu trasportata nella chiesa madre di Minori. Una permanenza non certo tranquilla, come già si è accennato, visto che nell’inverno dell’838/39 delle reliquie di Santa Trofimena si impadronì il principe longobardo Sicardo che le trasportò a Benevento, per togliere ad Amalfi la protezione della Santa. Ma vi restarono poco, perché l’anno successivo, grazie all’intercessione del Vescovo di Benevento, Orso, e di quello di Amalfi, Pietro II, un’ambasceria della Repubblica Marinara ne ottenne la restituzione se pure in parte. «Narrano le cronache – scrive Ulrich Schwarz – che l’undici luglio navi amalfitane presero in consegna a Salerno i resti della Santa Trofimena e li portarono a Minori». E per questa conservazione delle reliquie, Minori fu elevata a sede vescovile nel 987 da Papa Giovanni IV. E la profonda devozione dei minoresi verso la loro Santa Patrona va anche oltre la cinta muraria, in quanto sentono tangibile la protezione di Trofimena. Si racconta, infatti, che un tale Bonaventura Magnasco, marinaio minorese, rimpatriato nel 1623 dopo molti anni di schiavitù, testimoniava ciò che era accaduto mentre era incatenato sulle galee turche: la protezione della Santa era così nota tra i Turchi che "gli uni solevano far cauti gli altri a non approdare ai nostri lidi". Una protezione, quindi, che incuteva paure negli infedeli. La festa del 27 prossimo, invece è un po’ ridotta in quanto si celebra la Santa Messa all’alba e la processione della statua di S. Trofimena si svolge unicamente sul sagrato della monumentale chiesa settecentesca. Questa ricorrenza vuole ricordare che i minoresi, volendo mettere al sicuro da altri trafugamenti ed incursioni le spoglie della Santa, pensarono di nascondere sistemandole non sotto l’altare maggiore, come tutti credevano, ma un po’ distante da esso. Le cronache dell’epoca narrano di un solenne giuramento da parte di coloro che presero parte ai lavori, di non svelare il luogo esatto dove le spoglie erano state deposte. Poi, quando quei pochi che conoscevano il segreto terminarono la loro vita terrena, nessuno sapeva più dove fossero le spoglie della giovane martire… anzi tutti sapevano che erano state deposte sotto l’altare maggiore della chiesa. Ma quando nel 1762 i minoresi decisero di erigere un nuovo altare alla loro Patrona, scoprirono che delle spoglie sante sotto l’altare non vi era neanche l’ombra. Numerose e per molto tempo si protrassero le ricerche, ma fu solo nel 1793, dopo 31 anni, che avvenne il ritrovamento, avvenuto ad opera di alcuni minoresi: scavarono per tre notti e in quella tra il 26 e il 27 novembre finalmente trovarono l’urna di marmo con le ossa della Santa. E fu così che da allora il 27 novembre di ogni anno si festeggia ancora una volta Santa Trofimena. Recentemente alcuni studi, condotti da studiosi del Centro di Cultura e Storia “Pompeo Troiano” di Minori, hanno permesso di far luce «sulle dinamiche che hanno caratterizzato l’universo culturale e cultuale minorese. Un contesto - scrive Antonio Mammato - che mostra chiari legami con un più ampio quadro di riferimento, all’interno del quale il culto di S. Trofimena risulta profondamente inserito. Le recentissime acquisizioni storiografiche dimostrano una sua diffusione nelle regioni longobarde, e in generale in buona parte dell’Italia Meridionale, in un contesto in cui un ruolo fondamentale è stato rivestito dalla produzione agiografica beneventana redatta nei centri scrittori monastici di S. Vincenzo al Volturno e Montecassino».

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