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    Cultura

    Storia della fiera di Cannalonga (SA) – Prima parte dell’intervista ad Aniello Amato

    Di Antonella Casaburi15 Maggio 20258 Min Lettura245 VisiteNessun commento
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    A poche settimane dall’uscita su Amazon del suo ultimo saggio Storia della fiera di Cannalonga (SA) pubblicato dal Centro di Promozione Culturale per il Cilento, ho incontrato Aniello Amato, dottore di ricerca in Linguistica italiana presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza” e l’Università degli studi “Roma Tre”. La lunga intervista, che copre diversi ambiti, dalla ricerca condotta su fonti d’archivio a considerazioni sulla metodologia e approfondimenti, è divisa in tre parti.

    Storia della fiera di Cannalonga (SA), è il suo saggio pubblicato a fine aprile 2025 dal Centro di Promozione Culturale per il Cilento. Gode del patrocinio di Comunità Montana “Gelbison e Cervati”; Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni; Comune di Cannalonga (SA); Comune di Vallo della Lucania (SA); Ente “Fiera della Frecagnola”; UNPLI Campania (Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia); Istituto Musicale Goitre di Vallo della Lucania (SA); Rievoka APS. Un volume, il suo, di cui già si parla molto.

    Sì, se ne sta parlando già parecchio, in maniera inaspettata. Si tratta di uno studio storiografico che si basa su anni di ricerche all’interno degli archivi campani ed è una ricostruzione totalmente storiografica, quindi basata su fonti originali. Dodici immagini di documenti si trovano all’interno dell’appendice del libro e testimoniano le quattro fasi evolutive dell’evento che io ho individuato e sintetizzato all’interno del volume. Ho avuto anche il patrocinio dell’UNPLI in quanto nel 2020, attraverso la mia tesi di laurea magistrale pubblicata nel 2021 da Edizioni dell’Orso, ho vinto il Premio Nazionale Tullio De Mauro e l’UNPLI, che è sempre stata attenta alla rivalutazione delle tradizioni e della storia non soltanto locale ma anche nazionale, ha voluto concedermi il patrocinio. Questo libro si basa essenzialmente su anni di studio e una sintesi di questo studio si trova all’interno della mia tesi di dottorato.

    In copertina c’è una data: A.D. 1452

    Il 1452 non è la data di istituzione della fiera ma la data di prima attestazione. La fiera di Cannalonga, quale fiera di Santa Lucia o mercato di Santa Lucia, perché all’interno delle fonti si usano le espressioni latine in maniera sinonimica foro Sancte Lucie e mercatum Sancte Lucie oppure quella in volgare mercato di Santa Lucia, è la data di prima attestazione, quando già questa fiera esisteva e si svolgeva nelle pertinenze di Cannalonga, vicino a una cappella rurale nella quale si venerava la santa. Questa fiera si svolgeva il 12 e il 13 dicembre di ogni anno, quindi era una fiera annuale a data fissa. I pastori dei tredici casali dell’antica Baronia di Novi si riunivano nelle pertinenze di Cannalonga insieme alle greggi e commerciavano animali minuti, cioè suini grassi, capre e pecore; e anche prodotti artigianali. Sulla base di un documento del 1584 erano commerciati indumenti di lana, scarpe cucite a mano, cesti.

    Filatrice di lino e suonatore di ciaramella è l’immagine di copertina.

    La copertina è relativa alla seconda fase dell’evento, quando già la fiera era stata spostata a settembre, fra ‘700 e ‘800. Ho immaginato una famiglia di persone anziane: una donna e un uomo. Lei sta preparando le codine di lino, piccole matasse che all’inizio dell’800 alla fiera di Cannalonga, ancora detta di Santa Lucia, si vendevano a 10 carlini l’una. Il suonatore di ciaramella accorda lo strumento per prepararsi all’inaugurazione spontanea che si faceva in località Piano d’òrria, dove la sera prima del mercato si riunivano spontaneamente i vari strumentisti, in particolare i suonatori di zampogne, ciaramelle, chitarre battenti, che davano il via alla fiera. E poi c’è la capra, che è divenuta negli ultimi decenni il simbolo dell’evento; ma non è una capra che sta per essere bollita bensì una capra che sorride perché i suoi prodotti caseari erano commerciati durante l’evento. Vicino c’è anche un muro a secco, che è uno dei simboli dell’identità rurale cilentana. I muri a secco sono un patrimonio materiale del Cilento e lo rappresentano in tutto il mondo.

    Il libro ha due importanti dediche.

    Sì, è dedicato alla memoria dell’ingegnere Nello Onorati, il quale ha presieduto l’Ente “Fiera della Frecagnola” per diversi anni e ha trainato la fiera nel nuovo millennio rendendolo un evento conosciuto in tutto il mondo. Grazie alla sua lungimiranza la fiera è diventata un evento di punta, la regina delle feste nel Cilento, e può registrare oltre 30.000 utenze all’anno. Il libro è dedicato poi alla memoria del veterinario Benito Tomeo, che era un professionista ammirato da tutti a Cannalonga, ancora ricordato per la sua particolare bontà d’animo.

    Nella prefazione la prof.ssa Maura Fortunati, docente di Storia del Diritto Medievale e Moderno presso l’Università degli Studi di Genova, scrive che questo volume è frutto di una ricerca condotta su fonti d’archivio in gran parte inedite e spesso difficilmente accessibili.

    Questo è uno dei nodi principali, che ha richiesto tantissimi anni di studio e di ricerca. Ho lavorato addirittura su fondi non catalogati che si trovano in tutta la Regione Campania e non solo.

    A tal proposito, può menzionare qualche episodio?

    A Torino, presso l’Archivio della famiglia Fallletti di Barolo, che si trova presso il Palazzo Falletti di Barolo, uno dei palazzi più importanti del Risorgimento italiano, ho ritrovato un documento del 1724 relativo a una richiesta del padre di Teodoro della Rocchetta, futuro genero dell’erede del Ducato di Cannalonga, la duchessa Giuseppa Falletti, nel quale si menziona il duca Giacinto Falletti, duca di Cannalonga, ma in quel documento c’è scritto Canalonga a causa dello scempiamento della geminata, che è tipico delle varietà settentrionali. Per questa ricerca ho dovuto adottare delle strategie anche linguistiche per riuscire a individuare le fonti relative a Cannalonga: non soltanto alla storia della fiera ma proprio alla storia del paese. In questo libro parlo anche della storia ecclesiastica delle cappelle extra moenia e in particolare della chiesa di S. Onofrio che già nel ‘700 era diruta: la chiesa dove risiedeva la statua dell’antico patrono. Ho ritrovato un documento del 1538 presso l’Archivio Diocesano di Salerno e che finora non era stato consultato: un processo criminale a carico dell’abate Giovanni Bernardino Lembo originario del casale di Puglisi, un antico casale che nel ‘600 fu spopolato e che si trovava nella zona dove oggi c’è il cimitero di Prignano. L’abate Giovanni Bernardino Lembo nel 1528, nell’ambito della guerra della lega di Cognac, costrinse l’abate di Angellara, don Giovanni Abate, a concedergli i benefici delle chiese di S. Onofrio di Cannalonga, S. Cristoforo di Novi e S. Vito di Postiglione in maniera truffaldina al fine di poter essere più vicino ai beni della Badia di Pattano, che occupò proprio nell’estate del 1528. Dopo un mese, l’abate commendatario Giovanni Luigi Carafa con i suoi uomini riuscì a spodestarlo e a recuperare il predominio della badia. questo è un libro che tratta non soltanto argomenti strettamente connessi alla fiera ma argomenti che riguardano tutto il nostro territorio, in particolare il comprensorio di Vallo della Lucania.

    Qual è il rapporto di questo suo studio con i lavori di Ebner?

    Pietro Ebner dedica poche righe a questa fiera e le notizie sono riportate in “Storia di un feudo del Mezzogiorno”, volume del 1973. Egli riporta questi aspetti: la prima notizia dell’evento risale al 16/07/1538 e si svolgeva il 13 dicembre di ogni anno; nel 1653 fu spostata a settembre perché il capitano di Novi reclutava gendarmi; nel Settecento fu spostata a otto giorni dopo la fiera di Stio. In base ai documenti la realtà della fiera di Cannalonga è più complessa e stratificata di quanto riferito da Ebner, tanto è vero che io ho indivisuato 4 fasi evolutive, cui se ne aggiungerebbe una possibile quinta nella nostra epoca attuale: 1) la prima notizia dell’evento risale al 1452, quando il mercatum Sancte Lucie era già esistente e si svolgeva nelle pertinenzedel casale di Cannalonga; 2) nel 1694 ancora si svolgeva a dicembre, esattamente il 13, ma i pastori iniziavano ad arrivare nel casale di Cannalonga già il 12 dicembre per vendere maiali grassi, altri animali e prodotti artigianali. Le fiere godevano di uno statuto giuridico particolare e non si potevano reclutare gendarmi in occasione di questi raduni. Inoltre, Cannalonga era divenuta autonoma rispetto allo Stato di Novi attraverso la vendita del feudo a Giovan Battista Farao nel 1572; 3) Nel Settecento fu spostata alla terza domenica di settembre e aveva inizio dopo circa una settimana dalla fiera di Stio, non già che si svolgesse in una data fissa; 4) Gli spostamenti successivi, a partire dalla fine dell’Ottocento, sono stati individuati e riportati in modo fedele ai documenti e ci fanno capire la determinazione di persone umili dell’epoca di fronteggiare le avversità del loro tempo.

    L’intervista continua nella seconda parte…

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