19 Gennaio 2025
La liturgia odierna racconta il primo miracolo di Gesù, il primo dei Sette Segni come li chiama l’Evangelista Giovanni. Nel passo che oggi leggiamo, uno tra quelli forse che conosciamo meglio, Gesù con la Madre e con alcuni discepoli partecipa alle nozze di Cana.

Non abbiamo notizie della sposa né dello sposo. Viene descritto un momento di quotidianità di una famiglia e di una cerchia di amici, un momento di festa vissuta come la celebrazione gioiosa dell’amore, durante il quale, a un certo punto, però viene a mancare il vino.
La presenza di Gesù e di Maria, in effetti, è un’ancora di salvezza per gli sposi perché fa sì che la gioia di un banchetto nuziale non si trasformi in tristezza.
Maria si rende conto della situazione e intercede con immensa fiducia presso il Figlio. Gesù dapprima sembra non voler intervenire, non è ancora giunta la sua ora, ma poi acconsente e tramuta l’acqua in vino. E’ un miracolo che scaturisce dalla fede di Maria e ci fa capire che Gesù non attende grandi scenari dove operare, è vicino sempre alla nostra umanità e alla famiglia in particolare.
Se leggiamo con attenzione questa pagina del Vangelo ci rendiamo conto che la scena non vuole soltanto far rivivere un fatto accaduto a quei tempi e non vuole creare stupore. Tanti sono i messaggi dottrinali che possiamo ricavare da questo semplice racconto che Giovanni sceglie nel suo Vangelo per indicarci il percorso intrapreso da Gesù nel mostrare ai discepoli i propri poteri e ciò a cui è destinato.
L’Evangelista non richiama l’attenzione sulla potenza del gesto, ma sull’amore che lo ha provocato. E’ un gesto che viene incontro a un bisogno semplice e concreto di gente comune.
Colpisce il ruolo che riveste la Vergine Maria. Intercede presso il Figlio e istruisce i servi a seguire, in piena fiducia, la sua parola: “qualsiasi cosa vi dica fatelo”, parole che ha lasciato in eredità anche a noi.
Quando siamo in situazioni difficili, quando siamo angosciati e tristi, preghiamo Maria, parliamo alla nostra Madre celeste e Lei, con sguardo materno, intercederà presso il Figlio, chiederà al Figlio quello che noi non riusciamo a chiederGli. Gesù ci sorprenderà così come sorprese il maestro di tavola che assaggiò l’acqua diventata vino.
Non era né acqua né vino bevuto all’inizio, ma un vino” inedito” per quantità e qualità. Il vino per gli Ebrei, indispensabile nelle occasioni di festa, era simbolo teologico molto importante perché insieme alla gioia sottolineava lo smisurato amore di Dio e l’alleanza con il suo popolo.
Accogliamo allora Dio; incontrarLo è come partecipare ad una splendida festa di nozze, in cui si lasciano da parte i problemi, si incontrano amici, ci si diverte. C’è la musica, si respira un’aria di gioia che diventa contagiosa.
Sono questi momenti speciali che possono contenere ed esprimere i sentimenti e i significati più profondi di ciò che siamo e facciamo.
Se con noi c’è Dio non mancherà certo il vino e le anfore del cuore, che potrebbero essere segno di una vita precaria, senza entusiasmo, si riempiranno di energia e di amore. La presenza del Signore trasformerà la nostra vita. Dove c’è Lui c’è grazia e abbondanza.
La condizione perché ciò possa accadere è racchiusa nelle parole di Maria ai servi: “fate ciò che vi dirà”. A noi basta essere capaci di ascoltarle. Santa domenica in famiglia.