Dopo quasi venti anni la bella strada di circa un Km dotata di marciapiedi ricoperti da vegetazione, di lampioni che si alzano verso il cielo e che fanno luce sui terreni dove si coltiva mais per le bufale …

Un’area PIP che ha messo in croce le imprese che avrebbe dovuto aiutare

Non sono stati pochi gli imprenditori (sarebbe meglio definirli prenditori) che, ottenuti i finanziamenti pubblici, avviato il tutto assumendo le maestranze come prevedeva il bando di assegnazione, hanno poi lasciato il campo.

Attualità
Cilento martedì 10 settembre 2019
di Bartolo Scandizzo
Immagine non disponibile
CAPACCIO PAESTUM - strada © Unico

Area PIP, un acronimo che ha rappresentato il sogno di molti amministratori comunali del Sud che ha coinvolto anche le realtà del nostro territorio.

Ce ne sono alcune, come quelle di Giungano, Cicerale, Ogliastro che sono state realizzate e da tempo ospitano molte aziende che vi sono trasferite fina dalla prima ora o vi sono arrivate in un secondo tempo prendendo il posto di chi aveva fatto il passo più lungo della gamba Ed ha chiuso i battenti.

Non sono stati pochi gli imprenditori (sarebbe meglio definirli prenditori) che, ottenuti i finanziamenti pubblici, avviato il tutto assumendo le maestranze come prevedeva il bando di assegnazione, hanno poi lasciato il campo per manifesta incapacità gestionale.

C’è da dire che, a fianco di realtà come quelle del Vallo di Diano (Atena Lucana, Polla, Sala Consilina) dove la funzionalità delle aree viaggia di pari passo con lo sviluppo delle imprese, nelle realtà situate nella piana del Sele, salvo poche eccezioni, rappresentano un desolante spettacolo dove le erbacce, le bruttezze, la mancanza di servizi e l’impraticabilità dei marciapiedi sono la norma. Per respirare, dopo aver trattenuto il fiato nel tragitto da compiere a piedi dall’auto, bisogna entrare all’interno delle aziende.

Infatti, dopo aver realizzato le opere di urbanizzazione primaria delle aree, la manutenzione degli spazi comunali sono affidati alla buona volontà dei privati che fanno fatica a mettersi d’accordo per una gestione comune dando per scontato che la questione riguardi soprattutto l’ente locale.

Peggio ancora è la situazione dove, ancora oggi, si continua a far realizzare opifici in aree agricole utilizzando l’escamotage delle licenze in deroga al PRG come avviene da più di un decennio nel comune di Roccadaspide nella contrada di Fonte e non solo. In questi casi, oltre a non esserci illuminazione pubblica, mancano marciapiedi, allacci alle fognature …

Poi ci sono situazioni come quella della città di Capaccio Paestum in contrada Cerro, che oltre a non essere completata è completamente abbandonata alla “ricrescita” di piante, rovi ed erbacce che stanno soppiantandostrade e marciapiedi.

Il Piano d’Insediamenti Produttivi (Pip) del Comune di Capaccio Paestum fu approvato definitivamente nel maggio del 2000, con validità 10 anni. Nel biennio 2002-2003, a seguito di bandi regionali che finanziavano opere di urbanizzazione nell’ambito dei Pip approvati, il Comune ottenne una prima tranche di finanziamenti pari a circa 3 milioni di euro. Furono eseguite le necessarie procedure per l’assegnazione dei lavori, tra cui la realizzazione di un’arteria stradale che consentisse l’accesso all’area dalla S.P. 421.

A seguito dell’approvazione di un primo Regolamento per l’assegnazione dei lotti furono emanati due avvisi pubblici, a novembre 2006 e marzo 2007. Ad oggi, sui 62 lotti disponibili, ne furono aggiudicati 14, della cui metà risultano assegnatari gli stessi proprietari dei terreni.

Il primo lotto fu assegnato all’azienda Linea Verde Carrelli Srl (già proprietaria del lotto n. 34 prospiciente ad un altro edificio industriale cui si accede dalla S.S. 18), alla quale è stato rilasciato il 1° permesso di costruire.

Andrea Palma, titolare dell’azienda proveniente da Giugliano così commentò il rilascio del permesso: “Ringrazio l’Amministrazione civica, il Sindaco Pasquale Marino, ma soprattutto i responsabili dell’Ufficio Tecnico comunale (responsabile a quel tempo l’Ing. Greco) sempre disponibili sia sotto il profilo umano che professionale, nel fornire tutte le necessarie direttive ed informazioni in merito a pratiche burocratiche così elaborate e complesse. Sono fattori molto importanti, questi, al fine di invogliare altri imprenditori ad investire a Capaccio Paestum.”

Le cose non andarono come prevedeva Palma. Anzi, la gran parte delle 13 concessioni rimasero sulla carta e costrinsero il comune, con Italo Voza, sindaco e Nicola Ragni assessore al ramo, a correre ai ripari ed ad approvare una variante in Consiglio Comunale che “abbassò il prezzo dei lotti, che allora si aggirano intorno ai 65 euro a mq, più alto rispetto ad altre zone anche limitrofe al comprensorio comunale, decurtando i costi relativi, alla pitturazione, costruzione dei muri di recinzione, ringhiere che verrebbero invece lasciate a carico degli imprenditori consentendo di ridurre i costi anche del 40%”.

Al di là degli aspetti estetici causati da questa scelta, è evidente che l’eventuale risparmio sarebbe solo fittizio in quanto i costi sarebbero comunque a carico delle imprese. Infatti, nemmeno questo “ribasso” ha smosso di molto la situazione anche perché nel frattempo la crisi economica scoppiata nel 2011 ha scoraggiato gli imprenditori ad investire.

Ma l’idillio tra le imprese e il comune di Capaccio Paestum finì presto … perché tra l’amministrazione e gli imprenditori si aprì un contenzioso che solo recentemente si è concluso davanti al TAR con il rigetto del ricorso con il quale alcune di esse avevano chiesto il riconoscimento dello scorporo di quanto speso di oneri di urbanizzazione, previa sottoscrizione di una convenzione con il comune, che evidentemente non sufficiente a consentire lo scorporo in parte o in toto di quanto dovuto. Questo deliberato mette in condizione il comune, in qualsiasi momento, chiedere ai ricorrenti le ingenti somme di cui gli insediati non beneficiano in quanto a suo tempo, si accollarono e realizzarono in proprio al momento del loro insediamento.

Vale la pena ricordare che l’amministrazione Voza, il 12 aprile 2017, di invitare imprenditori e cittadini alla cerimonia di inaugurazione del completamento delle urbanizzazioni primarie dell’Area PIP in località Sabatella. Si trattava del secondo lotto consistente in tre assi viari con relativi sottoservizi finanziato dalla Regione Campania per l’importo di circa 6.650.000 euro. In quella occasione, Italo Voza dichiarò fiducioso che “Il completamento dei lavori dell’Area PIP riveste una notevolissima importanza per la nostra cittadina e la comunità residente. Per noi, come Amministrazione Comunale, è l’ulteriore testimonianza della nostra capacità di intercettare finanziamenti extracomunali. Ora abbiamo alla nostra portata l’obiettivo concreto di poter realmente abbattere i costi per favorire l’insediamento di nuove attività produttive o la delocalizzazione di quelle esistenti sul territorio nell’Area PIP in località Sabatella. Con alcune misure ed iniziative che porteremo avanti nei prossimi mesi si potrà scendere a cifre assolutamente accessibili per gli imprenditori che vorranno insediarsi …”

Invece, nell’area Cerro- Sabatella dove sono 62 i lotti in cui è suddivisa l’area Pip del Comune di Capaccio Paestum, a ridosso della strada statale 18, a parte insediamenti già presenti perché situati a ridosso della SS 18, poco o niente si è insediato nell’area PIP.

Ora, al di là di come andrà a finire la vertenza legale tra imprese e comune, resta il fatto che il progetto “faraonico” immaginato a suo tempo dall’amministrazione guidata da Pasquale Marino con il suo direttore generale, Pasquale Silenzio, che prevedeva anche la realizzazione di un centro direzionale destinato ad ospitare società di servizi che avrebbero dovuto sostenere ed implementare l’insediamento nell’area PIP, è sostanzialmente fermo al palo dell’immobilità.

Oggi, può capitare di percorrere la bella strada di circa un Km dotata di marciapiedi completamente ricoperti da vegetazione, dei lampioni che si alzano verso il cielo e che fanno luce solo ai terreni dove si coltiva mais per le bufale, spezzoni di asfalto che si addentrano nelle stradine che collegano i 62 lotti all’arteria principale e del desolante deserto in cui sono stati disseminati una decina di milioni di euro fa male al cuore.

Anche chi ha deciso, nonostante i costi esorbitanti, di procedere alla realizzazione della struttura ha avrebbe diritto a non ritrovarsi ad essere un’isola sulla quale è issata la bandiera bianca dell’impotenza, ma almeno a far parte di un arcipelago che, unitamente alle altre realtà che ne fanno parte, riescono a fare rete almeno per rendere i luoghi dove imprenditori ed operai passano la loro vita lavorativa.

Non è facile avere fiducia nel fatto che la situazione possa modificarsi in sol colpo, ma anche solo falciare le erbacce, liberare la strada dai rifiuti sarebbe e avviare una trattativa che possa riportare serenità nelle imprese che da tempo hanno investito nell’area per dare un segnale positivo a chiunque vorrà pensare di insediarsi con la propria azienda nella città dei templi.

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