L’entrata in vigore della direttiva Nitrati ha comportato una serie di cambiamenti e di problemi per le aziende zootecniche

Le bufale sono una grande risorsa ma stanno per diventare un immenso problema

Gli impianti di Digestione Anaerobica per la produzione di bio - metano potrebbero essere la soluzione per il problema trasformandolo in una risorsa che produrrà reddito per gli allevatori​.

Attualità
Cilento venerdì 31 gennaio 2020
di Lucio Capo
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La bufala, da problema a risorsa . . . e non è una “bufala” © Unico

Le bufale da risorsa sono diventate un problema. Buona parte dell’economia della Campania si fonda sull’allevamento delle bufale e sulla produzione della mozzarella. La crescita esponenziale del numero delle bufale, ha comportato anche un aumento notevole dei reflui zootecnici, nasce quindi, per le aziende bufaline, l’esigenza di costruire impianti per lo smaltimento del letame. Spandere liquami nei terreni oramai non è più possibile, vista l’emanazione di severe norme in campo ambientale, stabilite dalla Direttiva Comunitaria 91/767 (Direttiva Nitrati), che ha fortemente inciso sulla crescita della filiera bufalina. La Direttiva Nitrati, accentra la sua attenzione sull’inquinamento provocato dai liquami zootecnici. La Direttiva Nitrati è stata recepita in Italia con il Dlgs n. 152 del 11/5/1999 e con il DM del 7/4/2006. Fulcro della Direttiva Nitrati è l’individuazione delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola-zootecnica, (ZVN), per le quali si è stabilito un tetto massimo annuale di 170kg/ha di azoto, da liquami zootecnici. L’entrata in vigore della Direttiva Nitrati, ha comportato una serie di cambiamenti e di problemi per le aziende zootecniche, che si sono trovate a dover sostenere una serie di misure onerose, che vanno da una più costosa tecnica per lo spandimento dei reflui ai notevoli investimenti in strutture e attrezzature, dal reperimento di nuovi terreni per lo spandimento dei liquami all’obbligo di redigere un piano di utilizzazione agronomica (PUA), dalla riduzione della produttività colturale all’incidenza della Direttiva Nitrati sul costo di produzione del latte, stimato in circa 1,5 euro per ogni 100 kg di latte prodotto. L’aggravio di spesa dovuto alla Direttiva Nitrati è del 5% sui ricavi totali. Siccome i costi fissi non sono comprimibili, diventa necessaria la valorizzazione dei reflui zootecnici, attraverso la costruzione d’impianti a Biometano. La produzione di Biometano si fonda sul processo di digestione anerobica dei liquami zootecnici, che consentirebbe di raggiungere due obbiettivi, produzione di energia e adeguamento alla Direttiva Nitrati. Gli allevamenti bufalini in Campania, si concentrano in due pianure alluvionali, la piana del Volturno e la Piana del Sele. Purtroppo le aree a maggior vocazione zootecnica ricadono nelle Zone Vulnerabili ai Nitrati. Per ovviare a tale problematica le aziende zootecniche che ricadono nelle ZVN, sono tenute al rispetto della Direttiva Nitrati, con grave aggravio dei costi di gestione. Gli investimenti tecnologici per adeguarsi alla legge comportano costi elevati, che non possono essere sopportati dalle singole aziende. l’allevamento bufalino e la filiera della mozzarella hanno un enorme impatto economico, sociale, territoriale e culturale per il nostro territorio. Per tutto questo e per molto altro ancora la Regione Campania e l’Amministrazione De Luca, nella seduta del 12/11/2019, hanno approvato il “Programma straordinario per l’adeguamento impiantistico ambientale del comparto bufalino nelle Zone Vulnerabili ai nitrati di origine agricola di cui alla DGR n.762 del 5/11/2017. in attuazione della DGR n.152 del 17/4/2019”. Gli obbiettivi del “Programma” sono finalizzati al ripristino del corretto equilibrio tra l’agricoltura e l’ambiente, con conseguente diminuzione del surplus di azoto di origine zootecnica e alla valorizzazione dei reflui bufalini tramite impianti a Biometano. La costruzione di impianti a Biometano rappresenta la soluzione a disposizione degli allevatori, per mettersi a posto, nel rispetto della Direttiva Nitrati ed evitare nel contempo d’incorrere nella procedura d’infrazione già in atto. Una soluzione che contribuirebbeal miglioramento della qualità ambientale dell’aria, della terra , del mare.La popolazione bufalina in Campania è cresciuta dal 1990 al 2018 del 324%, da 61.628 a 294.467 bufale e tutte vengono allevate nelle Zone Vulnerabili ai nitrati. Tutti sanno che con il latte di bufala si fa la mozzarella. Il mercato della mozzarella di bufala campana, genera direttamente o indirettamente un volume d’affari pari a 1.300milioni di euro, per ogni euro di prodotto fatturato dal “Consorzio Mozzarella di Bufala Campana DOP”, se ne creano due nel sistema locale. La produzione e i fatturati della “Mozzarella di Bufala Camapna DOP”, sono aumentati del 20% nell’ultimo triennio. Nel 2018 sono state prodotte oltre 50mila tonnellate di mozzarella, con un fatturato di 767milioni di euro. La Mozzarella di Bufala DOP rappresenta il quarto prodotto a marchio DOP in Italia, il primo nel Sud. I numeri della filiera bufalina in Campania sono imponenti, 960 allevamenti, 95 caseifici certificati 1miliardo di euro di fatturato, 300mila bufale allevate, 30mila addetti nel settore zootecnico e lattiero-caseario, 3milioni di kg di reflui prodotti ogni giorno, 900milioni di kg di reflui prodotti in un anno pari a 900mila metri cubi di letame, da cui si possono estrarre 200mila metri cubi di metano del valore di 100milioni di euro, con cui si possono alimentare mille trattori, mille camion, mille autobus, mille caseifici, 10mila auto, 100mila case. Tutta questa massa di bufale, stalle, caseifici e letame, interessa 320mila ettari e 311 comuni, dei quali 90 ricadono nella Zona Vulnerabile ai Nitrati, compreso il Comune di Capaccio-Paestum. le bufale convivono a stretto contatto con circa 3milioni di abitanti, pari al 50% della popolazione della Campania, presente nelle province di Salerno, Caserta e Napoli. Siamo tornati secoli indietro. Si vive, come una volta, a stretto contatto con le bufale, così come facevano i nostri avi. “Gualani” eravamo e “gualani” siamo tornati ad essere. Ma a tutto questo c’è un rimedio?... forse sì. La strategia nazionale di recepimento della Direttiva Nitrati, prevede un significativo incremento degli impianti a Biometano, per il trattamento del 60% dei reflui zootecnici. Nella strategia nazionale è evidenziato il significativo ritardo delle Regioni del Sud con il 16% di reflui trattati, rispetto a quelle del Nord con il 70% di reflui trattati. In quest’ottica la strategia della Regione Campania prevede la realizzazione di “Impianti di Digestione Anaerobica per la Produzione di Biometano da reflui zootecnici”. L’obbiettivo del Programma straordinario della Regione Campania, è quello di investire circa 200milioni di euro per costruire 50 impianti a Biometano, per il trattamento di almeno il 30% del volume dei reflui bufalini prodotti nelle ZVN, pari a 70mila bufale. Con tale quantità di letame è possibile produrre 17milioni di mc di metano all’anno, del valore di 14milioni di euro. Cosi, mentre si fanno soldi a palate conle mozzarelle, dalla Terra dei Mazzoni alla Piana del Sele, da Paestum fino alle più remote propaggini del Cilento, ogni anno, per la mancata realizzazione di impianti, a Biometano, si perdono milioni di euro. Mentre gli uni si consolano con il mare bianco e morbido della mozzarella, gli altri disperdono liquami nei terreni, nei canali, nei fiumi che sfociano su spiagge invase da un mare di “merda”. Si dice che dalla “merda” può nascere un fiore. I bufalari e i casari dalla “merda” hanno tratto un fiore bianco perlaceo… La Mozzarella. Ma troppa “merda” può far male. Perdere la reputazione per la mancata gestione corretta dei reflui zootecnici è facilissimo, come ha affermato il Vice Presidente della Campania Fulvio Bonavitacola. La mozzarella è un patrimonio campano, commercializzato ed apprezzato in tutto il mondo e non va disperso. Perdere questa consolidata reputazione, per la mancata realizzazione di impianti a Biometano per il trattamento dei reflui zootecnici e per un insensato e sciagurato effetto NIMBY, sarebbe una iattura per buona parte dell’economia della Campania e l’ultima e non unica scelta “Tafazziana”. Quando in estate andrete al mare e troverete a galleggiar sull’onde “alghe bufaliche” simil a “merda”… chiedetevi da dove provengono e se non siete epigoni di Tafazzi.

http://www.agricoltura.regione.campania.it/comunicati/comunicato_15-02-18.html

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