Da quelle ceneri, il centro storico di Auletta è diventato il Parco a Ruderi, da alcuni già definito "piccola Pompei".

Restano indelebili i ricordi del sisma dell’80

Il terremoto ha scombussolato le nostre tranquille giornate con una scossa del X grado della Scala Mercalli.

Attualità
Cilento domenica 29 novembre 2020
di Massimiliano De Paola
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Auletta. Sisma del novembre 1980 © Unico

È arrivato all’improvviso. Quel giorno faceva un po’ più caldo del solito e l’aria era un po’ strana. Era novembre quasi inoltrato.

Il 23 novembre del 1980 è stata una data cruciale per la mia vita. Io avevo cinque anni e mezzo. Stavo guardando la tv, mi pare rai 2. Ero ai piedi del letto e i miei occhi erano incollati al televisore. Ero concentrato a vedere i cartoni animati. Non era mica come oggi che ci sono decine e decine di canali tematici dedicati ai bambini! I cartoni animati a quel tempo a noi bambini ce li facevano desiderare! Li facevano vedere solo ad un certo orario e solo su un canale, mi pare rai 2. Per la verità, in quegli anni non c’era di certo la scelta che abbiamo oggi a livello televisivo. Se non sbaglio i canali erano solo due, rai 1 e rai 2 appunto.

Mentre stavo guardando la tv, mi sentii per qualche secondo sballottolare di qua e di là. Non capivo cosa stesse accadendo, per me era la prima volta che mi capitava una cosa del genere. All’improvviso mi sentii afferrare ai fianchi da mia sorella Gerardina (la terza di tre sorelle, più grande di me di sette anni). In un battibaleno scendemmo le scale che pure ci dondolavano. Intanto si era fatta sera e, mentre mia madre, nella piazza appena sotto casa mia, parlava con gli altri grandi per capire dove passare la notte, il mio unico pensiero era rivolto alla tv, e le tiravo la gonna per ricordarle che era rimasta accesa.

Solo dopo ho scoperto che quello sconosciuto dondolio, che i grandi chiamavano “terremoto”, non era di certo una cosa bella, e che spesso, purtroppo, porta con sé morte, distruzione e tanta disperazione. Per fortuna ad Auletta non ci fu nessuna vittima, solo danni alle abitazioni e tanta tantissima paura. Vorrei ricordare che il terremoto dell’80 ha fatto complessivamente 2.914 morti (secondo le fonti più accreditate), 8.848 feriti e circa 280.000 sfollati. Numeri che inquietano ancora oggi a distanza di quarant’anni.

Io abitavo nel centro storico di Auletta a quel tempo, a due passi dal castello Marchesale. A dividerci c’era solo una piazzetta. Ora la mia casa lì non c’è più e la piazzetta si è allargata. Quel castello, da piccolo io l’ho conosciuto, mi dicono che ci andavo con la figlia del Marchese, pure lei piccola come me e giocavamo tra quelle stanze storiche e segrete. La mia casa ora è in Contrada Ciceglie e si trova un po’ più in periferia. Per tanti anni, dopo il terremoto la mia casa e quella dei miei genitori e delle mie sorelle è stata un prefabbricato in legno, composto da una cucina con stufa a legna, un soggiorno, 2 bagni e 3 camere da letto di cui una matrimoniale. Mio padre, che in quegli anni ricopriva la carica di Consigliere Comunale di Auletta, decise di farlo installare nel terreno di nostra proprietà in contrada Caputo. Per costruirlo son saltate tre piante di ulivo credo secolari. Prima di entrare nel prefabbricato siamo passati per la tenda e poi per la roulotte. Ora, quel giorno di quarant’anni fa è da catalogarsi tra i ricordi più brutti di Auletta, anche se per fortuna di ricordi brutti risalenti a quell’epoca io non mi ricordo di averli vissuti, probabilmente perché mi hanno protetto i miei familiari lasciando attorno a me solo serenità.

Il terremoto fu caratterizzato da una magnitudo del momento sismico di circa 6,9 gradi Richter e del X grado della scala Mercalli. Questi sono tecnicismi con i quali ho imparato a convivere crescendo. Altre volte ho sentito ballare i piedi. Mai più come quel giorno, per fortuna! L’unica cosa positiva di quella immane tragedia (se di positivo può esserci qualcosa in un contesto drammatico come quello), è che dalle ceneri di quel disastro è nato quell’organismo denominato Protezione Civile che oggi tutto il mondo ci invidia. Questa è la dimostrazione che noi italiani, quando vogliamo, sappiamo fare le cose per bene e spesso le sappiamo fare anche meglio degli altri.

Da quelle ceneri, il centro storico di Auletta è diventato il Parco a Ruderi che, come mi confermò il sindaco di Auletta Pietro Pessolano da me intervistato una settimana fa, è in ultimazione insieme al costone rupe. Alcuni l’hanno già definita, una volta ultimata, la piccola Pompei.

Il Parco a Ruderi del Comune di Auletta è diventato un esempio di progettazione architettonica e di rivitalizzazione dei borghi colpiti dal sisma, nell’ambito della Mostra Collaterale della sedicesima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, tenutasi due anni fa.

Massimiliano De Paola

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I commenti degli utenti
  • Michele Marsicano ha scritto il 30 novembre 2020 alle 10:43 :

    E dopo "Auletta, la Perla del Tanagro", ecco "Auletta, la piccola Pompei". A quando per "Auletta la Las Vegas del Vallo di Diano"? Rispondi a Michele Marsicano

    Arcangelo Parisi ha scritto il 30 novembre 2020 alle 12:51 :

    Ma perché non Auletta "la Amsterdam del basso salernitano"? Rispondi a Arcangelo Parisi

  • Fulgenzio Gensi ha scritto il 29 novembre 2020 alle 17:29 :

    Piccola Pompei. Piccola Matera. Futura Roscigno vecchia. Rispondi a Fulgenzio Gensi

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