Sostanze sospette e inquinamento

Intervista a Roberto De Luca, responsabile Codacons Vallo di Diano

Per saperne di più e per avere una panoramica a 360° sul tema ambiente e possibili sostanze inquinanti, abbiamo posto delle domande a Roberto De Luca, responsabile della sede Codacons Vallo di Diano.

Cronaca
Cilento mercoledì 26 giugno 2019
di Cono D'Elia
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Roberto De Luca © web

La recente questione legata alla presenza di sostanze cancerogene nel cadavere di un bovino, ha suscitato domande e preoccupazioni nel Vallo di Diano. Per saperne di più e per avere una panoramica a 360° sul tema ambiente e possibili sostanze inquinanti, abbiamo posto delle domande a Roberto De Luca, responsabile della sede Codacons Vallo di Diano.

- Alcuni giorni fa il caso del bovino con lesioni sospette. Bisogna preoccuparsi?

Il caso in questione non deve destare allarme ma, allo stesso tempo, non può lasciarci indifferenti. Dobbiamo essere grati a chi ha evitato che le carni di questo animale venissero immesse nella catena alimentare. A detta dello stesso veterinario, che ha evidenziato la questione, questo è il primo caso che ha riscontrato nella sua pur lunga carriera. Di certo, però, non si può abbassare la guardia, così che, come cittadini, dobbiamo sempre pretendere che vengano effettuati controlli rigorosi su tutto ciò che concerne l’alimentazione.

- Per farla più semplice, le sostanze specifiche riscontrate a che genere di attività possono essere associate?

A leggere il referto del dott. Antonio Marfella - di cui riconosciamo la lunga attività di specialista in Farmacologia e Oncologia, referto stilato sulla base del rapporto di prova dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno - gli agenti inquinanti rilevati nelle carni del bovino (policlorobifenili) sono presumibilmente da far risalire a uno sversamento illecito di rifiuti. Tuttavia, è bene aspettare che vengano effettuati gli accertamenti del caso, prima di sottoscrivere questa, seppur autorevole, ipotesi

- A volte si parla di possibili legami tra malattie tumorali e sostanze sospette nel territorio. Altre di abitudini ed attività quotidiane non proprio ‘sane’ da parte dei cittadini. Altre ancora di allarmismo e psicosi. Dov’è la verità?

Cercherò di rispondere con tutta l’onestà intellettuale di cui sono capace, sperando di evitare luoghi comuni. Purtroppo, non conosciamo la verità. Siamo solo a conoscenza di episodi, di fatti giudiziari mai approfonditi, di un diffuso timore per gli aspetti economici legati al comparto agroalimentare, di un grave immobilismo amministrativo, di un certo senso di impotenza da parte del cittadino. Quello su cui però posso testimoniare, è la scomparsa di vita guizzante nel corso d’acqua Cavarelli a Sassano. Varie volte la stampa locale si è interessata a questo fiume che scorre a ridosso di un plesso scolastico che ospita l’asilo nido e la scuola dell’infanzia e primaria. Come dire, sappiamo guardare agli effetti di alcuni casi di inquinamento della vallata, ma non ne conosciamo le cause. Per di più, tutte le volte che avevamo l’occasione di comprendere cosa stesse accadendo, la cortina fumogena di interessi non ben identificabili, ha saputo oscurare le legittime istanze che promanavano dai cittadini, dai comitati e dalle associazioni. Adesso dovremmo avere più coraggio e andare fino in fondo alla questione, con responsabilità, senza cedere a nessuna forma di allarmismo. Lo dobbiamo alle future generazioni.

- La questione legata alla presunta presenza di materiali e sostanze tossiche nei terreni nel Vallo di Diano torna frequentemente alla ribalta. Secondo lei si è informati a sufficienza per “affrontare” al meglio tale delicata tematica?

Ribadisco che le informazioni in nostro possesso sono così esigue da permetterci solo di formulare delle ipotesi. Pur tuttavia, nel 2007, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, così scriveva ai sindaci dei paesi interessati da sversamenti illeciti di rifiuti.

Quest’Ufficio accertava smaltimenti illeciti di imponenti quantitativi di rifiuti su aree, terreni e fondi agricoli in numerosi comuni della Campania e Puglia, attività criminali messe in atto da un’articolata e pericolosa organizzazione criminale stabilmente dedita alla perpetrazione di numerosissimi reati ai danni dell’ambiente, nonché di truffa a pubbliche amministrazioni.

Ai sensi degli artt. 197, 239, 245 e 305 e segg. del D. Lgs. 152/06, la presente vale come richiesta di interventi da parte delle Amministrazioni competenti, attesa l’estrema pericolosità derivante dalle attività criminali accertate in tema, in particolare, di smaltimenti illeciti di rifiuti.

Tanto si comunica per quanto di competenza; in attesa di riscontro alla presente si porgono distinti saluti.

S. Maria C. V. 16/08/2007 Il Sostituto Procuratore

L’incomprensibile inerzia amministrativa a fronte di questa comunicazione lasciò sbigottiti molti cittadini del Vallo. E’ stata persa un’occasione per fare chiarezza. Si spera che l’episodio del bovino di cui abbiamo parlato non sia un’altra occasione (ancorché dolorosa sotto molti aspetti) sprecata. Il cittadino deve pretendere che venga accertata la provenienza delle fonti di inquinamento rilevate dall’Istituto Zooprofilattico

- Se tali attività criminali sono state compiute, quando è più probabile si siano attuate?

Che il Vallo di Diano non sia un’isola felice, immune da attività criminali, così come alcuni vorrebbero far credere, è stato testimoniato, nel 2017, dall’ex Procuratore della Repubblica di Lagonegro, dott. Vittorio Russo, in questo modo: «Proprio per la sua posizione geografica, il Vallo di Diano è al centro di un crocevia importante ed è zona molto ambita dai poteri criminali. Alcune inchieste condotte dai colleghi della Calabria hanno dimostrato i legami con esponenti della malavita locale e, in collaborazione con la nostra Procura, abbiamo proceduto anche ad alcuni arresti di persone residenti nel Vallo di Diano.» (da Ondanews.it). Per quanto riguarda, nello specifico, le attività criminali in campo ambientale, possiamo purtroppo solo parlare degli effetti nefasti dell’inquinamento prodotto dall’uomo. L’associazione Codacons, da me rappresentata sul territorio, si è proposta come parte civile in alcuni processi che si sono svolti o nel Vallo di Diano o a Salerno. Gli esiti degli stessi non sempre sono stati quelli sperati, ma non abbiamo fatto mancare la nostra presenza, laddove necessaria. Sul periodo in cui sono state compiute queste attività, io candiderei tutti quegli anni in cui i cittadini e le associazioni che difendevano il territorio, venivano derise, o denigrate. Ossia, dai primi anni ’80 fino a ieri

- Si avranno mai riscontri oggettivi e risposte esaustive? E chi dovrebbe essere tenuto a fornirle ai cittadini?

Se dovessi rispondere sulla base della mia esperienza passata, potrei senz’altro rispondere negativamente alla prima domanda. Ossia, in passato non è mai stata data una risposta certa alle varie questioni che si affacciavano all’attenzione dell’opinione pubblica. Pertanto, i Comuni potevano tranquillamente deliberare la costruzione di zone industriali in contesti ambientali che la Comunità Montana individuava come pregevoli. Vedi il caso dell’Areale della cicogna di Teggiano e del Boschetto paleo-palustre di Sassano. Amministratori attenti avrebbero affrontato e risolto la questione, in un senso o nell’alto. Ossia, o facendo modificare la Carta di destinazione d’uso del territorio, approvata nel 2003 dalla Comunità Montana, o non lasciando che queste aree di pregio ambientale fossero invase dai capannoni. Chiunque, a quei tempi, si ergeva a difesa delle prerogative ambientali del territorio veniva deriso come una persona lontana dal comune sentire. Oggi, però, si è sviluppata una sensibilità, anche politica, diversa. La questione del bovino è adesso all’attenzione del Ministero dell’Ambiente. In passato, anche quando venivano proposte le questioni di cui abbiamo detto, c’era sempre il modo per far ritirare un’interrogazione parlamentare, oppure per non dar seguito, nel caso della missiva di Santa Maria Capua Vetere, alle raccomandazioni di un giudice. Quanta responsabilità di tutto ciò è attribuibile al cittadino? Quest’ultimo diverrebbe completamente responsabile di tutto quanto accaduto, se decidesse di confermare la propria fiducia alle stesse persone che si sono mostrate inerti di fronte alle istanze di salvaguardia dei beni ambientali. Il cittadino, da domani, dovrà ricordare che, se vuole che la tutela ambientale diventi il primo punto dell’agenda politico-amministrativa, non potrà continuare a sostenere chi ha lasciato il territorio in balia di alcuni malintenzionati. E saranno questi stessi nuovi amministratori, che dovranno accollarsi il duro compito del risanamento del territorio, a dover rendere edotti i cittadini della situazione, giorni dopo giorno, metro quadrato per metro quadrato. Perché, finalmente, si possa conoscere la verità e perché da questa verità si possa ripartire per ridare speranza alle future generazioni.

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