Raccontare la propria vita.

Intervista a Sabina Martiello

Non necessariamente i ragazzi che studiano musica devono farne un mestiere, ma essa serve per la propria fioritura personale, per far sì che essi conoscano la vera Bellezza.

Cultura
Cilento venerdì 24 settembre 2021
di Fabiola Scorziello
Immagine non disponibile
Sabina Martiello © Unico Settimanale

A che età ha cominciato a studiare musica?

 A nove anni.

Dove si trovava a vivere?

 a varese

Quando ha capito che la musica è la sua esistenza sarebbe stato intrecciate per sempre?

In realtà non c'é stato un momento in cui ho deciso di fare della musica una compagna di vita perché é avvenuto tutto naturalmente; é stato un susseguirsi di situazioni, di incontri importanti, di realtà vive in cui la musica aveva estrema importanza sin dalle scuole medie. Frequentavo una sezione musicale sperimentale che dedicava moltissime ore allo studio della musica, facevamo impegnative lezioni individuali, molti concorsi anche internazionali, concerti in ensemble e addirittura con l'orchestra. Era un'orchestra sinfonica di 80 ragazzi arricchita anche da professionisti e facevamo concerti di ottimo livello lí, in regione Lombardia. Io avevo 17 anni. Un'esperienza meravigliosa, entusiasmante, perché vi si intrecciavano l'arte, l'amicizia, l'ansia prima di salire sul palco, le prime simpatie con gli altri strumentisti. Ecco, direi che il momento che mi infuse grande slancio riguardo la carriera musicale fu l'incontro con una ragazzina e il suo papà al termine di uno di questi concerti; mi disse che questa bambina, che mi guardava con occhi sgranati e ammirati, aveva deciso di studiare pianoforte sentendo suonami. Fu una cosa che mi diede grande gioia.

Quali sono stati i primi sbocchi lavorativi che la musica le ha dato?

Indubbiamente l'insegnamento. Ho iniziato giovanissima, a 18 anni. Credo di avere avuto, in trent'anni di insegnamento, un diploma di allievi se non di piú. E poi l'attività concertistica, la direzione artistica di concerti, di musica per eventi, l'attività di accordo di pianoforti, il sostegno della musica come terapia per bambini, progetti per le scuole in qualità di esperto esterno.

Ci racconti un po' del coro polifonico di Santa Sinforosa.

Il coro polifonico "S.Sinforosa" é nato nel 2007 grazie alla determinazione del parroco don Cosimo e all'impegno dell'associazione parrocchiale "Comunità viva" di Roccadaspide. L'iniziativa fu accolta con molto entusiasmo e ci fu, sin da subito, grande partecipazione di adulti e bambini. Ovviamente nessuno dei partecipanti era ed è un cantante di professione, ma nonostante ció siamo riusciti a formare un gruppo numeroso, diviso in quattro sezioni di cui due maschili e due femminili. Fondamentale é stato anche il supporto di eccellenti allievi pianisti, che hanno dato ulteriore qualità ad ogni nostra esibizione. Abbiamo animato dieci e dieci di messe ed eventi liturgici anche fuori regione (Roma, Matera), abbiamo inciso due cd, partecipato a tante manifestazioni canore ed organizzati tantissimi concerti, anche con orchestra, presentando un programma molto vario. Ma prima di tutto il coro rappresenta la gioia di stare insieme in un gruppo che i partecipanti stessi hanno ribattezzato "la grande famiglia". Non a caso sono passati quasi 15 anni ed il gruppo esiste ancora.

Durante il periodo della pandemia come il coro ha continuato ad esercitarsi?

Nel periodo della pandemia le prove sono state ovviamente annullate, abbiamo timidamente ripreso in occasione della festività di sant'Antonio, lo scorso anno. Con molta cautela e con molti assenti. Solo ultimamente abbiamo ripreso le prove e le animazioni liturgiche, anche se in forma ancora ridotta. A Ottobre dovrebbe esserci il rientro di molti coristi e l'ingresso di nuovi per prepararci alle festività natalizie.

Cosa consiglia a genitori e figli che vogliono legarsi allo studio di uno strumento?

Studiare musica classica é molto difficile. Richiede molto impegno, molto sacrificio e molte rinunce e tanti ragazzi hanno la fortuna di avere talento, forza di volontà e bravi genitori che assecondano le inclinazioni dei figli. Io penso che ci siano solo due ambiti in cui i nostri figli possano davvero crescere sani, in cui possono scoprire e nutrire il proprio essere ed appropriarsi della propria meravigliosa individualità: lo sport e l'arte. I ragazzi hanno bisogno di credere nella propria forza attraverso la costanza ed il duro lavoro dell'allenamento o dello studio. Per quel che riguarda la musica, posso dire che i ragazzi crescono acquisendo un metodo di studio veloce ed efficace applicabile anche alle materie scolastiche; inoltre, vengono a contatto con un linguaggio e con concetti che non sono quelli dominanti nella loro quotidianità: dolcezza, espressione, armonia, leggerezza, interpretazione, passione, rispetto, equilibrio, dialogo. Io mi sento di consigliare vivamente lo studio della musica e di qualsiasi strumento musicale; non perché deveno necessariamente arrivare a laurearsi o un mestiere, ma per una propria fioritura personale. Per far sì che conoscano la vera Bellezza.

I suoi figli studiano musica?

Certo, suonano entrambi il pianoforte sin da piccolissimi e per me questa é una grande gioia. È una grande gioia perché so che quel tempo che trascorrono suonando é un tempo in cui si muovono secondo i propri desideri, assecondando la propria vocazione, la propria creatività, in linea e in armonia con se stessi. Purtoppo, vivendo in una società della performance che ci spinge a correre, a migliorare, a migliorare, a fare un lavoro su di sé che implica fatica e ansia costanti, credo sia fondamentale ritrovare sé stessi, il proprio tempo e la propria velocità nel fare le cose, anche se non si manifesta all'esterno in modo tangibile e misurabile. A volte questo tempo lo trascorriamo suonando tutti insieme, cantando e divertendoci molto e da quest'anno in casa sentiremo anche il suono del sassofono,

 

 

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