Inaugurata presso l’Istituto Comprensivo di Gioi una mostra sul brigantaggio
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“Il sogno del brigante cilentano: una terra libera”

Tra i protagonisti della mostra i cilentani Giuseppe Tardio di Piaggine e i fratelli Capozzoli di Monteforte

Cultura
Cilento lunedì 09 maggio 2022
di Ilaria Longo
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“Il sogno del brigante cilentano: una terra libera” © Unico Settimanale

Lo scorso 30 aprile, nell’Istituto Comprensivo di Gioi, è stata inaugurata la mostra: “Il sogno del brigante cilentano: una terra libera”. 
L’iniziativa, nata grazie all’Oratorio San Giovanni Bosco di Cardile - con testi curati dal professore Carmine Farnetano e foto dell’Archivio di Stato di Salerno e del Museo del Risorgimento Italiano di Torino - vuole rivalutare la figura dei briganti.
Spesso riconosciuti come delinquenti, in realtà, anche secondo le ricostruzioni storiche, queste figure si sono battute per la loro terra e per i loro conterranei, vittime di soprusi da parte dei feudatari e della politica sabauda. Il brigantaggio può essere “letto” come un movimento di contestazione che, in quanto tale, presenta luci e ombre. In seguito alla nascita del Regno d’Italia, infatti, furono molti gli uomini (ma anche le donne) del Sud che contestarono il governo piemontese che, ai loro occhi, era usurpatore. 
La mattinata del 30 aprile è stato un momento per ricordare, insieme ai ragazzi della Scuola Secondaria di I grado, questa pagina storica che spesso è trattata solo sotto forma di paragrafo nei libri di storia.
All’inaugurazione della mostra sono intervenuti la vicepreside (prof. Carmela Rizzo) dell’Istituto Comprensivo di Gioi, la sindaca (dott.ssa Maria Teresa Scarpa) e il vicesindaco (dott. Antonio Palladino) del Comune di Gioi, il segretario dell’Oratorio di Cardile (avv. Carmine Rizzo) e, naturalmente, il professore Farnetano e il dott. Antonio Mondillo che hanno presentato questo lavoro di ricerca. 
I testi dei pannelli che compongono la mostra sono tratti dall’introduzione del libro “Viaggio nella terra dei briganti” del professore Farnetano.
Nella mostra si pone particolare attenzione ad alcuni briganti cilentani come Giuseppe Tardio di Piaggine o i Capozzoli di Monteforte che, anche in virtù della legge Pica, furono giustiziati. Questa legge, infatti, con lo scopo di sopprimere il brigantaggio, prevedeva di sparare a vista i briganti. Un esempio di repressione che vinceva sulla comprensione e il raziocinio. 
Un tassello importante della mostra è la presenza di figure femminili all’interno di questo movimento come quella di Michelina De Cesare.
Vi è anche un pannello dedicato all’insolito rapporto esistente tra fede e briganti. Questi ultimi, infatti, spesso nelle loro rivolte indossavano lo scapolare per invocare la protezione della Madonna del Carmine.
La mostra sarà uno spunto di riflessione per i ragazzi della Scuola Secondaria di I grado di Gioi fino a sabato 7 maggio. Successivamente sarà trasferita presso la delegazione comunale di Cardile dove sarà aperta al pubblico nelle mattine di lunedì, mercoledì e venerdì. A luglio, poi, la mostra sarà allestita all’interno del Convento di San Francesco di Gioi.
“Questa iniziativa è nata per sfatare un luogo comune” spiega l’avv. Rizzo. “I briganti, infatti, erano visti come delinquenti da eliminare, ma, in realtà, sono stati gli unici eroi rivoluzionari che si sono opposti prima ai feudatari e poi all'imposizione della politica di piemontesizzazione nel nuovo stato unitario”.
Una questione complessa sulla quale si può iniziare a far luce proprio grazie a “Il sogno del brigante cilentano: una terra libera”.
 

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