La chiesetta è anche inserita negli itinerari degli escursionisti, che da Ravello giungono alla chiesetta di San Nicola attraverso un percorso di nove chilometri con visuali aeree da mozzafiato

San Nicola a Forcella: un santo, un pellegrinaggio, una storia

A Minori la festività vuole essere un’occasione di aggregazione intorno alle antiche e sacre vestigia religiose in quanto è la commemorazione della riapertura della chiesa dopo anni di abbandono

Cultura
Cilento lunedì 16 maggio 2022
di Vito Pinto
Immagine non disponibile
Minori 1 maggio 2022 grande partecipazione di fedeli a Monte Forcella © Unico Settimanale

Dopo due anni di assenza imposta dalle vicende sanitarie nazionali, il primo maggio scorso è ritornata a Minori la Festa di San Nicola, un appuntamento che anche questa volta ha visto la partecipazione di numerose persone unite nella fede religiosa e nella devozione verso il Santo protettore di Bari. Ed è per i minoresi un rinnovarsi dell’attaccamento verso questa chiesetta di montagna con annesso convento che già fu dei padri agostiniani nel lontano Cinquecento.
Si sa che la festa di San Nicola di Bari è il 6 dicembre, ma a Minori la festività vuole essere un’occasione di aggregazione intorno alle antiche e sacre vestigia religiose in quanto è la commemorazione della riapertura della chiesa dopo anni di abbandono, riapertura voluta e operata dai cittadini tutti di Minori. Così ogni anno il primo maggio i minoresi si arrampicano sino ai circa 450 metri sul livello del mare per festeggiare il Santo Vescovo, ma anche per godere di un panorama tra i più belli della Costiera Amalfitana.
Di San Nicola si sa che fu Vescovo di Mira, in Licia, nel IV secolo e numerose sono le notizie sulla sua vita, difficili, tra l’altro, nel distinguerle dalle leggende che da sempre hanno accompagnato il Santo Vescovo. Basti pensare che ogni anno, nei periodi natalizi, viene riproposto come Santa Claus, cioè Babbo Natale, rubicondo vecchio con la fluente barba bianca e con sulle spalle una bisaccia colma di doni.
Il culto di San Nicola si diffuse in Europa quando le sue reliquie (presunte?) trafugate da Mira da 62 soldati baresi furono portate in salvo sottraendole alla profanazione degli invasori turchi. Da quel momento, era il 9 maggio 1087, le spoglie di San Nicola vennero collocate nella Cattedrale di Bari, dove ancora riposano. Numerose sono le leggende fiorite intorno al Santo, sin dal giorno del suo battesimo quando, si narra, lui neonato rimase ritto nel bacino con il quale si celebrava il rito religioso. E la presenza nell’iconografia di tre bambini rimanda alla loro resurrezione operata per sua intercessione dopo che i tre erano stati uccisi da un macellaio. Inoltre la nave presente nell’iconografia rimanda a quel particolare rapporto che San Nicola aveva con i marinai, salvati da un furioso uragano. E si narra che il santo vescovo avesse un particolare rapporto con i marinai, dopo che questi gli avevano fatto una cospicua donazione di grano per i suoi fedeli afflitti da carestia; ma al controllo degli esattori, si riscontrò che il carico era completo.
Non sembra, quindi, strano che il culto di San Nicola sia presente anche su questa parte di costa amalfitana governata dalla prima Repubblica Marinara, dove sin dal Medioevo esiste la minorese chiesetta montana.
Anche se non si conosce con precisione l’anno di fondazione della chiesetta, è molto probabile che essa risalga alla fine dell’XI o all’inizio del XII secolo. Di sicuro essa esisteva nel 1158 e in un inventario del 1204, custodito presso l’Archivio dell’Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Cava de’ Tirreni, si parla di una vigna appartenente alla chiesa di San Nicola, posta in località Forcella, luogo presente nella giurisdizione comunale di Minori, nel Medioevo alquanto abitato, tanto che vi erano ben quattro chiese tra le quali la principale dedicata a San Sebastiano e della quale non è rimasto segno alcuno
Fu il vescovo Giovanni Battista de Contestabili ad aggregare, nel 1491, la chiesa di San Nicola quale beneficio al Capitolo di Minori e nel 1522 veniva ritenuta tra le chiese più antiche di Minori. Nel volume “Costiera Amalfitana” di Adriano Caffaro e Gaetano Gargano si legge: «Costruita nell’XI secolo sul monte Forcella da “don Mauro presbitero di Forcella, che ne diede il suo cognome al luogo”, con l’annesso convento soppresso come molti altri nel 1652 per la Bolla “Instaurandae” di Papa Innocenzo X “che sopprimeva quei monasteri in cui l’esiguità del numero dei monaci aveva fatto decadere la disciplina”». Poi la nota aggiunge: «Nella piccola chiesa vi notammo (1881) un pregevole quadro di S. Nicola, del pennello del celebre Andrea Vaccaro napolitano; come un’urnetta cineraria».
Accanto alla chiesa è un convento che, a partire dal 1628, ospitò monaci Agostiniani.
Ricordano Caffaro e Gargano che durante la terribile pestilenza del 1656, che falcidiò un terzo della popolazione di Minori, tra il clero si salvarono soltanto il Vescovo Leria, un canonico e il priore di S. Nicola a Forcella.
Mentre la chiesa è a navata unica con la statua del santo vescovo in nicchia sull’altare maggiore, il convento si sviluppa su due piani: quello inferiore è composto da locali di servizio, quello superiore contiene cinque camere, originarie celle dei monaci.
L’intero complesso negli anni ’80 del secolo scorso è stato sottoposto ad una interessante opera di restauro e conservazione, al punto che oggi la struttura è pienamente fruibile da parte dei fedeli e dei visitatori.
La gestione è affidata all’Associazione “Ora et labora” di Minori, che non solo provvede alla cura della chiesa e del convento, ma organizza anche l’annuale festa del primo maggio.
La chiesetta è anche inserita negli itinerari degli escursionisti, che da Ravello giungono alla chiesetta di San Nicola attraverso un percorso di nove chilometri con visuali aeree da mozzafiato. Dall’alto dei circa 450 metri lo sguardo spazia non solo sulle architetture agro-montane della Costiera Amalfitana, ma anche sull’ampio golfo, chiuso sull’orizzonte destro dall’isola di Capri e su quello sinistro dalla mitica Punta Licosa. Il percorso montano offre la discesa a Minori attraverso una lunga teoria di scale che si srotolano tra il profumato verde dei limoni: il succoso sfusato amalfitano.

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