Unico Patrimonio n.1 Febbraio 2023

TOSCANA Parco regionale Alpi Apuane

Testi e foto sono tratti dal sito WWW.PARKS.IT Si ringrazia il dott. Massimo Piraccini per la gentile autorizzazione concessa

Cultura
Cilento lunedì 13 marzo 2023
di Massimo Piraccini
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L'Area Protetta

Carta d'identità

Parco Naturale Regionale Alpi Apuane:

Superficie a terra: 20'598.00 ha

Regioni: Toscana

Province: Lucca, Massa-Carrara

Comuni: Camaiore, Careggine, Carrara, Casola in Lunigiana, Fabbriche di Vallico, Fivizzano, Gallicano, Massa, Minucciano, Molazzana, Montignoso, Pescaglia, Seravezza, Stazzema, Vagli Sotto, Vergemoli

Provv.ti istitutivi: LR 5 13/12/1979 - LR 5 21/1/85 - 65 11/8/97 - DGR 114 19/2/92

Elenco Ufficiale AP: EUAP0229

Ente Gestore: Ente Parco delle Alpi Apuane

Altre aree protette gestite:

ZPS Praterie primarie e secondarie delle Apuane

ZSC Monte Borla - Rocca di Tenerano

ZSC Monte Castagnolo

ZSC Monte Corchia - Le Panie

ZSC Monte Croce - Monte Matanna

ZSC Monte Sagro

ZSC Monte Sumbra

ZSC Monte Tambura - Monte Sella

ZSC Valle del Giardino

ZSC Valle del Serra - Monte Altissimo

ZSC Valli glaciali di Orto di Donna e Solco d'Equi

 Un Parco unico

 

Le Alpi Apuane rappresentano una delle aree montuose più tipica ed originale della penisola italiana, per la ricchezza degli ambienti e dei paesaggi che custodisce. L'antica presenza dell'uomo e delle sue attività ha lasciato qui tracce di notevole spessore e ha disseminato il territorio di importanti testimonianze storiche e culturali. Le Apuane sono conosciute in tutto il mondo per la bellezza dei propri marmi e di altre pietre decorative e da costruzione (cipollino, brecce, pietra del Cardoso).

Le Apuane sono dunque un complesso orografico di grande suggestione grazie all'imponenza del massiccio montuoso, dalla morfologia assai aspra, con le sue valli profonde e i versanti molto inclinati.

Nel tratto di pochi chilometri, a partire dalla breve pianura costiera versiliese, le Apuane s'innalzano fino a sfiorare i duemila metri di altitudine con il M. Pisanino (m 1947).

 

Il rilievo delle Alpi Apuane determina, con l'innesco di piogge di versante, valori pluviometrici molto elevati che, lungo lo spartiacque principale, superano i 3000 mm annui. Anche la temperatura dell'aria risente naturalmente dell'orografia, pur essendo mitigata dall'influsso del mare.

Da valori di temperatura media annua di poco superiori ai 15° C, registrati presso la primissima fascia pedemontana versiliese, si passa in modo graduale a valori inferiori ai 7° C nelle più alte cime delle Apuane settentrionali.

Parallelamente a ciò, si riscontra un solo "mese arido" (secondo Gaussen) nella stessa fascia di pedemonte e nelle colline e nelle basse montagne della parte lunigianese e lucchese della catena, mentre i "mesi freddi" (temperatura media < 7° C) raggiungono il loro numero massimo, di 4-5 annui, sulle più alte cime e nella parti montuose retrostanti del versante interno delle Apuane.

 

Notevoli sono in questa catena montuosa gli aspetti di rilevanza geomorfologica. Non mancano esempi, ben conservati, di morene, massi erratici, valli e circhi dell'ultima glaciazione würmiana.

Sono anche presenti forme carsiche di superficie, come campi carreggiati, doline (Carcaraia, M. Altissimo, M. Sagro, ecc.) ed altri fenomeni di dissoluzione epigea (altopiano della Vetricia; arco del M. Forato, ecc.). Nel sottosuolo poi, si incontrano alcune delle massime espressioni del fenomeno carsico.

Troviamo qui infatti i profondi abissi e le grandi cavità apuane, che sono il risultato di un labirinto impressionante di gallerie e pozzi: l'Antro del Corchia - ad esempio - con oltre 70 km di sviluppo di condotti sotterranei e 1210 metri di dislivello, è il maggiore sistema carsico d'Italia e uno dei più grandi al mondo.

 Ulteriori informazioni

 

 

La Flora

La diversa natura delle rocce - silicee alla base e in periferia, carbonatiche nella parte centrale - produce l'alternarsi di zone a folta vegetazione con aree denudate o quasi.

Dalla macchia mediterranea, che riveste la fascia pedemontana rivolta verso mare, si passa poi ai querceti e ai boschi misti a dominanza del carpino (spesso trasformati in boschi di castagno), per giungere infine alle faggete verso i mille metri di quota. Le cime più alte, lungo lo spartiacque principale e nelle diramazioni secondarie, sono pressoché spoglie di vegetazione arborea.

Le rare praterie d'altitudine e, più spesso, le rupi calcaree accolgono una flora quanto mai ricca di specie di grande interesse geobotanico.

La Fauna

 

La fauna delle Apuane non annovera più i grandi mammiferi di un passato relativamente prossimo (orso, lupo, lince, cervo) ad eccezione di alcuni erbivori recentemente introdotti (mufloni, capre selvatiche, ecc.).

Oggi, degni di nota rimangono alcune specie di chirotteri (che vivono nella profondità delle grotte) e, tra i roditori, la piccola arvicola delle nevi (Microtus nivalis).

Il popolamento ornitico di queste montagne presenta, tra le sue particolarità, il gracchio corallino (Pyrrhocorax), simbolo del Parco, localizzato su alcune cime (M. Corchia, M. Sumbra, M. Roccandagia), l'aquila reale (Aquila chrysaëtos), presente nel settore settentrionale della catena (Equi-Pizzo d'Uccello), nonché la pernice rossa (Alectoris rufa), la rondine montana (Hirundo rupestris), il sordone (Prunella collaris), ecc.

Infine, l'erpetofauna mostra emergenze di tutto rilievo, quali la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), il geotritone (Hydromanthes ambrosii) e il tritone delle Apuane (Triturus alpestris apuanus).

 L'attività estrattiva

 

Il problema ambientale più rilevante nelle Alpi Apuane riguarda la compatibilità delle attività estrattive con i fini di tutela e salvaguardia dell'area protetta.

Le circa 300 cave poste nell'area contigua, ai limiti del Parco, costituiscono una presenza di sicuro valore economico e storico-culturale, ma sottopongono il territorio a seri pericoli di deturpazione paesaggistica e degrado ambientale.

Ciò non soltanto per le quantità di materiali estratti (ogni anno si raggiungono circa 1,5 milioni di tonnellate di lapidei e oltre 2 milioni di tonnellate di pietrisco), ma per gli effetti negativi che determinano nell'intorno, per l'inquinamento delle falde acquifere ed il traffico di mezzi pesanti.

 La presenza umana

 

Abitate già nella preistoria da esigui gruppi nomadi di cui si conserva testimonianza grazie al ritrovamento di alcuni oggetti in pietra, la presenza umana sulle Apuane divenne significativa a partire dall'Età del ferro quando sopraggiunsero le prime tribù che si insediarono stabilmente sul territorio.

Si trattava di individui appartenenti ad una popolazione dal temperamento tenace che proveniva da occidente e che si insediò in posizione strategica in più zone delle montagne.

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