Il dott. De Matteis è responsabile del centro vaccinale di Roccadaspide, che comprende 15 comuni.

Intervista al dott. Giuseppe De Matteis, medico infettivologo

In questo momento non possiamo parlare di ritorno alla normalità, senza l’ausilio degli strumenti di protezione individuale.

Sanità
Cilento sabato 31 luglio 2021
di Fabiola Scorziello
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L'Unità vaccinale di Roccadaspide © Unico

Dott. De Matteis, facciamo un aggiornamento sui dati relativi all’Unità Vaccinale di Roccadaspide.

La campagna vaccinale prosegue bene, i vaccini arrivano con regolarità, tutti i giorni dal lunedì al venerdì. Entro i primi giorni di agosto completeremo quasi il 90 % delle seconde dosi, rimanendo da fare circa 600 prime dosi degli iscritti attualmente in piattaforma. In base invece ai dati forniti dalle singole amministrazioni comunali, dei 15 comuni che afferiscono allo spoke vaccinale, siamo circa in media al 70 % di prime dosi effettuate, mentre le seconde sono al 50%.

Quanti sono gli addetti dell'unità e come sono suddivisi?

L'unità vaccinale si compone di quasi un 50% di volontari, tra accettazione e logistica esterna. All'interno dell’area sanitaria troviamo una sala accettazione, una sala post-vaccinazione, 4 sale vaccini, e una sala di allestimento vaccini. Ogni sala vaccino ha al suo interno un medico e un infermiere, mentre la sala di allestimento un farmacista e un infermiere e due OSS. 

La protezione civile che ruolo ha?

La protezione civile ha l'importante compito di gestione delle persone che arrivano all’unità vaccinale, accelerano la burocrazia, aiutano anziani, fragili e disabili.

Perché l'unità è stata trasferita all'interno del locale Presidio Ospedaliero?

Il trasferimento si è reso necessario a causa delle condizioni climatiche, le temperature troppo elevate infatti all'interno della struttura creavano problemi di varia natura. Inoltre, ragionando in prospettiva, abbiamo bisogno di una struttura come quella dell’ospedale. A dicembre quando ancora le condizioni non lo consentivano, il Comune di Roccadaspide, grazie alla struttura mobile offerta dal dott. Di lucia e alle ambulanze dell’Associazione Val Calore di Caputo, ha allestito un open space, che consentisse di effettuare una vaccinazione di massa sia in loco che a domicilio.

Che ruolo ha avuto il comune di Roccadaspide?

Il ruolo del comune è stato fondamentale per la realizzazione di tutto il progetto. Già a inizio dicembre iniziavamo a ragionare con il sindaco Gabriele Iuliano su come poter garantire a tutti i cittadini delle nostre aree interne l’accesso alla vaccinazione, considerando che la fase iniziale sarebbe stata, per ragioni di età dei vaccinandi, la più complicata. Successivamente grazie al fondamentale impegno e lavoro messo in campo dal Prof. Vincenzo Patella e dalla direzione generale dell’ASL Salerno, la campagna a fine febbraio ha avuto inizio.

Quale strategia avete adottato?

Dopo aver realizzato la struttura locale e l’unità mobile, di concerto con la direzione del DS 69, abbiamo messo su un team vaccinale grazie al supporto del direttore del DEA di Eboli, dott. Minervini, con il personale sanitario del PO di Roccadaspide. La fase successiva ha visto una grande collaborazione proattiva di tutte le amministrazioni comunali, con i cui sindaci ho effettuato call conference periodiche per aggiornarli sull’andamento, capire le criticità e adottare strategie sempre più mirate. Il team ha visto inoltre l’ingresso dei medici di base dell’AFT locale, coadiuvati dal dott. D’Amato, con i quali abbiamo creato delle unità locali periferiche di vaccinazione nei singoli comuni, per desaturare l’Unità centrale e aumentare il numero di vaccinazioni totale giornaliero.

Come si sono comportati i pazienti?

Diligenti, precisi e puntuali. Hanno compreso anche i momenti di difficoltà.

Quali sono stati i momenti critici?

Nella prima fase i momenti critici sono dipesi dall’organizzazione delle vaccinazioni domiciliari per i pazienti non deambulanti, per le difficoltà legate alla logistica locale e all’allestimento dei vaccini in periferia. 

Quale la soddisfazione più grande?

Ho avuto due grandi soddisfazioni la prima vedere la comunità locale vaccinarsi e la seconda vedere il gruppo unito, che lavora felice e in sinergia.

Come giudica il ritorno alla vita senza protezione?

In questo momento non possiamo parlare di ritorno alla normalità, senza l’ausilio degli strumenti di protezione individuale. I recenti dati pubblicati sul New England Journal of Medicine confermano che la doppia dose di vaccinazione protegge dalla malattia, anche di fronte al diffondersi della variante DELTA, anche se la percentuale di protezione si abbassa di alcuni punti, rispetto ai rispettivi dati estratti dagli studi registrativi. Ma, a mio avviso, il dato rimane ancora incerto sulla possibilità del soggetto vaccinato di contrarre il virus in maniera del tutto asintomatica, dato che potrebbe impattare sulla circolazione del virus stesso, motivo per cui occorre avere ancora tanta prudenza.

Ci dobbiamo aspettare ricadute?

Occorre convincere chi non si vuole vaccinare, è l’unico modo per impedirle. I dati di questi giorni fanno vedere come il virus sta continuando a circolare, e le ospedalizzazioni, in particolare in rianimazione, riguardano soprattutto i soggetti non vaccinati.

Ricordiamo ai nostri lettori l'episodio della troupe televisiva …

Non fu un bel episodio. Eravamo a marzo, all’inizio di una campagna vaccinale, difficile, fatta di tante complicanze quotidiane, e come se non bastasse arrivava una troupe di una nota trasmissione televisiva nazionale, per verificare il nostro lavoro, quasi apparentemente a cercare di trovare un eventuale errore. Alla giornalista ho raccontato il nostro lavoro, e difeso il nostro team vaccinale. Il risultato? Nessun servizio è andato in onda...

Intervista a cura di Fabiola Scorziello

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