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    La Scuola

    Scuola, continua la diatriba intorno ai corsi di formazione INDIRE e il TFA

    Il Collettivo docenti di sostegno specializzati fa sentire la sua voce: "Il Ministero non può continuare a tacere. Vogliamo trasparenza, equità, legalità. E soprattutto rispetto per la scuola e per il sostegno”. Valditara firma due decreti con l’obiettivo  dell’attivazione dei percorsi di specializzazione sul sostegno previsti dal decreto legge 71 del 2024. I decreti si collocano nell’ambito di una più ampia riforma volta a far fronte in maniera pragmatica al bisogno della carenza di docenti specializzati sul sostegno. È necessario, dichiara il Collettivo docenti di sostegno specializzati, affrontare con chiarezza le gravi criticità legate al riconoscimento dei titoli esteri, anche alla luce del recente DPCM che consente l’inserimento in GPS anche in presenza di rigetto della domanda, se pervenuto dopo il 1° gennaio 2024”.
    Di Emilio LA GRECA ROMANO di Romano9 Maggio 20258 Min Lettura1K VisiteNessun commento
    Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, durante il question time al Senato, Roma, 12 ottobre 2023. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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    La recente introduzione dei percorsi INDIRE si traduce novità nell’ambito della formazione per il sostegno nel mondo scuola. Si tratta, come diffusamente noto, di una strada alternativa, di un percorso diverso rispetto al tradizionale TFA. Di fatto, attualmente, la situazione lascia ampio margine di apertura; la diffusa diatriba, in un momento di cogente bisogno di una soluzione, richiede una maggiore chiarezza e una valutazione sicuramente più approfondita. Da una parte, sin da quest’anno scolastico, la situazione interessa i percorsi di specializzazione a firma INDIRE, dall’altra, per segmenti paralleli, un’altra formazione aggiuntiva, ovvero il tradizionale TFA. La risposta risolutiva INDIRE  è destinata ai proff. che per un triennio, entro l’ultimo lustro, hanno svolto servizio sul sostegno; si tratta, per diverse  voci, di un percorso formativo inadeguato rispetto al TFA poiché, di fatto, richiedono un minore impegno formativo, ovvero 30 CFU contro i 60 CFU del TFA. Tale situazione ha infervorato e infervora gli animi; ha originato un serrato dibattito con alcuni insegnanti che manifestano, in ogni dove e in ogni modo, la propria preoccupazione per una formazione assai semplificata e altri docenti che leggono questa diversa opportunità formativa anche come una più facile possibilità occupazionale. I percorsi INDIRE trovano collocazione, nel quadro della più recente politica scolastica, col buon fine di offrire una valida alternativa a quanti hanno una certa esperienza nel settore; i Proff., infatti, che potranno accedere a  tali corsi vengono dall’esperienza sul campo. Ecco, dunque, motivato e, per taluni, giustificato il percorso INDIRE. In effetti cosa cambia rispetto al TFA?  Diverge sicuramente il carico formativo; da un lato leggiamo la necessità di una caratterizzazione  di un percorso di 30 e dall’altro di 60 CFU. Qual è la contropartita? INDIRE indirizza a percorsi abbreviati che di conseguenza richiedono un impegno ridotto, seppure  il valore è sicuramente riconosciuto ai fini dell’inserimento nelle graduatorie di sostegno e per l’esercizio dell’attività di sostegno. Il dibattito diffuso in questi giorni, come accennato, è strettamente legato alla qualità della formazione e alla disparità fra insegnanti specializzati destinati alla medesima opera nel mondo scuola. Altra netta differenza fra corsi INDIRE e TFA è che nel primo caso vengono richiesti requisiti di servizio, nel secondo il superamento di un “severo” test selettivo. Tanto clamore si eleva poi circa  la possibilità della creazione di due distinte classi di concorso: una graduatoria di docenti specializzati TFA e l’altra con INDIRE, con eventuali relative divergenze sostanziali di punteggio in graduatorie. Tanti i contrasti e tante le perplessità. Nella sempre più diffusa discussa polemica, intanto, sono stati firmati, dal Ministro Giuseppe Valditara, due decreti con l’obiettivo  dell’attivazione dei percorsi di specializzazione sul sostegno previsti dal decreto legge 71 del 2024. I decreti si collocano nell’ambito di una più ampia riforma volta a far fronte in maniera pragmatica al bisogno della carenza di docenti specializzati sul sostegno. “Le misure adottate, afferma il Ministro dell’istruzione e del merito, puntano ad ampliare la platea dei docenti qualificati per l’insegnamento sul sostegno, consolidandone le competenze maturate attraverso l’esperienza didattica. Il nostro obiettivo è assicurare a ogni studente con disabilità docenti adeguatamente formati”. In buona sostanza il primo decreto detta il percorso di 40 crediti formativi per i docenti che hanno già effettuato servizio sul sostegno, pur senza titolo di specializzazione, per almeno tre anni negli ultimi cinque; il secondo, invece, è destinato ai docenti in possesso di un titolo di specializzazione acquisito in un Paese appartenente alla Comunità Europea e che hanno un contenzioso col MIM. Gli insegnanti che hanno acquisito un titolo di formazione specializzante sul sostegno in Paesi comunitari e un contenzioso con il Ministero, potranno completare la loro formazione attraverso specifici percorsi di 48 crediti formativi, ovvero di 36 crediti formativi se in possesso di un anno di esperienza professionale sullo specifico grado di istruzione. I corsi INDIRE si potranno seguire  in modalità telematica e sincrona con tutti gli esami in presenza. Proprio oggi intanto il Collettivo docenti di sostegno specializzati ha nuovamente fatto sentire la sua voce che, come ventata contrastante, sollecita l’attenzione del Ministro Valditara, riguardo alla recente interrogazione del 6 maggio u.s. dell’Onorevole Irene Manzi, presentata alla Camera a risposta scritta n. 4-04937. “Il Ministero non può continuare a tacere” sostiene il Collettivo docenti di sostegno specializzati. Manzi ha recentemente chiesto alla Camera chiarimenti sul caso della società Royal Exor Srl, sull’uso improprio del marchio “MIUR” e sulla promozione di percorsi abilitanti esteri a costi elevatissimi che promettono accesso diretto alla prima fascia delle graduatorie. “Non è l’unica interrogazione in attesa di risposta, dichiarano i Membri del CDSP. Troppe restano inevase, mentre la confusione e la disparità di trattamento crescono tra chi ha seguito i percorsi universitari in Italia e chi ha ottenuto specializzazioni all’estero, spesso tramite canali poco trasparenti. Chiediamo ai sindacati di farsi carico di questa situazione e di promuovere con urgenza la richiesta di un incontro ufficiale con il Ministero dell’Istruzione e del Merito. È fondamentale che le organizzazioni sindacali si attivino per aprire un tavolo tecnico permanente che coinvolga anche i coordinamenti dei docenti di sostegno specializzati. È necessario affrontare con chiarezza le gravi criticità legate al riconoscimento dei titoli esteri, anche alla luce del recente DPCM che consente l’inserimento in GPS anche in presenza di rigetto della domanda, se pervenuto dopo il 1° gennaio 2024”.  Così conclude il Collettivo docenti di sostegno specializzati: “Vogliamo trasparenza, equità, legalità. E soprattutto rispetto per la scuola e per il sostegno”. 

    Mario Pittoni, Responsabile del Dipartimento Istruzione Lega,  già Presidente della Commissione Cultura Senato, lo scorso mese di febbraio, manifestò la sua “visione profetica”: “ I corsi Indire per la specializzazione dei docenti di sostegno si faranno. Riguarderanno sia i “triennalisti” (chi vanta tre annualità di esperienza specifica) che chi ha completato un corso di specializzazione all’estero. E le lezioni saranno online, come per l’abilitazione degli “ingabbiati”. Suggerisco, comunque, di diffidare delle parole in libertà su un provvedimento che ancora non c’è (ci stanno lavorando i tre ministeri interessati e l’Osservatorio per l’inclusione scolastica). Anche quando l’attenzione è solo sul numero di CFU. Non è affatto detto, infatti, che la cifra sia quella al centro delle discussioni in questi mesi. Pur se, non trattandosi di corsi aperti ai principianti a differenza del TFA sostegno, i CFU saranno sicuramente meno, quindi con costi e tempi più contenuti. Sembra infine di capire che il “rigetto” del titolo estero non dovrebbe rappresentare un problema per l’accesso”. Qualche settimana prima con riferimento al costo esoso richiesto per i corsi di sostegno ebbe a dire: “Chi vuol fare l’insegnante si sente da tempo utilizzato alla stregua di un bancomat. I corsi Tfa di specializzazione sul sostegno, totalmente a carico degli interessati, hanno ormai raggiunto costi che pochi possono permettersi sia in termini economici che di tempi. Di conseguenza il buonsenso suggerirebbe di non svuotare il portafoglio almeno a chi non è un principiante, avendo già maturato adeguata esperienza specifica. Differenziazione peraltro già presente nei percorsi abilitanti all’insegnamento. Fanno sorridere slogan tipo “no ai corsi light”, riferito al fatto che tenendo conto dell’esperienza ovviamente si riducono i crediti formativi richiesti. Quella che quindi è solo difesa di interessi particolari toglie attenzione alla questione principale: il dialogo assolutamente necessario tra le parti, affinché gli interventi per rendere più accessibili i corsi di specializzazione sul sostegno siano gestiti in modo da evitare assurde guerre tra poveri con chi ha concluso cicli Tfa sostegno precedenti o è impegnato nel nono”. Solo qualche giorno fa ha precisato: “Qualche giornale, probabilmente confondendo il costo dei corsi Indire di specializzazione sul sostegno con quello dei percorsi abilitanti all’insegnamento, ha erroneamente indicato per i primi un tetto di spesa da un massimo di 2.500€ a un minimo di 2.000€. In realtà il tetto della specializzazione Indire va da un massimo di 1.500€ a un minimo di 900€”. E sempre con riferimento ai corsi INDIRE ha ritenuto fare una ulteriore dichiarazione strettamente legata agli anni necessari per l’accesso: “Gli anni considerati per l’accesso ai corsi Indire sostegno saranno di fatto sei. Da subito entreranno i docenti che hanno maturato i tre anni di esperienza specifica richiesta nel quinquennio passato. Nei cicli successivi troveranno spazio anche coloro che li stanno maturando nell’anno scolastico in corso”. Oggi, lo stesso Pittoni, non risparmia a tanti precari una sana ventata di speranza, con riferimento alle graduatorie di merito: “Non c’è alcuna bocciatura del progetto di ripristino delle graduatorie di merito nei concorsi per docenti. Nel decreto PA, appena approvato in via definitiva, la proposta non é passata semplicemente perché l’operazione è affidata al decreto Scuola ancora in discussione, ma col via libera alle graduatorie di merito già concordato con la Commissione europea dopo mesi di confronto. Il meccanismo consentirà di ridurre i tempi dell’obiettivo 70mila assunzioni Pnrr, così da recuperare in anticipo i margini di manovra necessari al ministero per velocizzare lo svuotamento delle tante graduatorie”.

    elgr

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