La bandiera rossa della Repubblica Popolare Cinese ha sventolato sul pennone più alto del Quirinale

La bandiera rossa della Repubblica Popolare Cinese ha sventolato sul pennone più alto del Quirinale

LIUCCIO GIUSEPPINO I Viaggi del Poeta
Cilento - lunedì 25 marzo 2019
La bandiera rossa della Repubblica Popolare Cinese sventola sul Quirinale
La bandiera rossa della Repubblica Popolare Cinese sventola sul Quirinale © Ansa

Il Premier Cinese è stato ricevuto con tutti gli onori che si devono al rappresentante di una grande potenza mondiale e Roma è stata invasa dalla numerosa colorata e vociante comunità di Pechino, che ha fatto ala al corteo di XI che ha reso omaggio al Milite Ignoto del Vittoriale d’Italia e tutti i romani sono stati contagiati dalla “curiosità” per l’illustre ospite e negozi, librerie, soprattutto, esponevano “cinesinerie” di ogni specie. Per ragioni politiche/culturali sono stato coinvolto anch’io ed ho letteralmente divorato per due o tre giorni riflessioni e reportage di tutti i nostri più autorevoli quotidiani e delle riviste più prestigiose. L’ho fatto come cittadino responsabile ma anche perché coinvolto e molto molto interessato dal momento che tutti e due i miei nipoti frequentano il Liceo Scientifico ad indirizzo linguistico ed hanno scelto come prima lingua il cinese. Ed hanno già fatto un viaggio d’istruzione a Pechino e si stanno preparando a farne un altro a chiusura di questo anno scolastico a Shanghai. E, conseguentemente, sono toccato nel profondo da affetti e “interessi”, diciamo così, familiari. D’altra parte non è la prima volta che mi interesso della Cina. Lo feci già alcuni anni fa quando seguii una ragazza amalfitana/ravellese che fece la sua tesi di laurea su “La Via della Seta” all’università di Pesaro Urbino. Quel mio articolo ebbe molto successo in costiera e non solo ed aprì un filone di lavoro per il turismo internazionale nei miei territori del cuore: la Costa Amalfitana e la Costa Cilentana. Lo ripropongo qui di seguito a distanza di alcuni anni, registrando con soddisfazione che oggi per i cinesi danarosi e di rango, e sono tanti, è una “moda” scegliere Ravello, Amalfi e Paestum per celebrare il loro matrimonio.


“La via della seta” ha gonfiato di desideri l’immaginario collettivo internazionale da quando Marco Polo la percorse con l’intraprendenza dell’esploratore e ne narrò l’avventurosa esperienza ne “Il Milione”.

Quello stesso percorso lo ha indagato con l’intelligente “curiositas” della ricercatrice Mariangela Fortezza, una vivace e motivata ragazza di Marmorata di Ravello, che si è laureata in Lingue e Civiltà Orientali all’Università di Urbino con una tesi su “Via della seta: commerci, imperi, viaggi attraverso l’Asia Centrale”, appunto. Di laureati in costiera ce ne sono stati, ce ne sono e ce ne saranno ancora tanti. Ma una laurea in lingua e civiltà cinese è più raro trovarla. Ecco perché la cosa mi ha incuriosito molto ed ho letto con avidità ed interesse il lavoro che Mariangela ha avuto l’amabilità di propormi, prima perché mi intriga da sempre il rapporto tra l’Oriente e l’Occidente con tutte le sue implicazioni di ordine storico, geografico, culturale e, soprattutto, economico e commerciale, e poi perché sono convinto che il futuro del nostro turismo vada in quella direzione, come ho avuto modo di scrivere a più riprese anche su questo giornale.

Marianna traccia preliminarmente le rotte della “via della seta”, attraverso un excursus necessariamente rapido, evidenziando il contesto geopolitico di un evento che costituì di certo una rivoluzione negli scambi commerciali antichi. Non si trattò, infatti, soltanto di una frequentata e, spesso, pericolosa via di scambi commerciali, ma anche e, forse, soprattutto di una rotta, prima di terra e poi di mare, per un fecondo scambio di civiltà e di culture, che furono, successivamente, alla base di un sempre più frequente meticciato dell’Area Mediterranea, come naturale ponte tra Oriente ed Occidente. Tema questo che è tornato di scottante attualità nell’ultimo decennio con, da un lato, le popolazioni migranti alla ricerca di una nuova stabilità e, dall’altro, le esigenze nuove dei mercati alle prese con i ritmi crescenti della domanda e dell’offerta della globalizzazione. Sembra sia tornata di attualità la centralità del Mediterraneo nello scenario mondiale. Mi aveva colpito una bella definizione del sociologo/filosofo Bruno Etienne, che definiva il Mediterraneo “un continente liquido con confini solidi ed abitanti migranti e fluidi”. E, probabilmente, la nascita e lo sviluppo della via della seta partiva proprio da questa intuizione postuma di un intellettuale del ‘900.

Il lavoro di Mariangela dimostra con notizie storiche, necessariamente sintetiche, come lungo le vie di terra e di mare della seta si incrociarono e qualche volta si scontrarono interessi di potenze con reciproche mire espansionistiche e, prima inconsapevolmente e poi con politiche illuminate e lungimiranti, sperimentarono forme di pacifica coesistenza.

Le carovaniere di terra e le rotte di mare alimentarono traffici e commerci di prodotti pregiati, la seta innanzitutto, ma non solo, e, aspetto non secondario, facilitarono incontri di popoli diversi alla reciproca scoperta di identità e differenze tra culture, religioni, tradizioni legate alla quotidianità, provocando una reciproca crescita, che fu crescita di civiltà.

Questo aspetto della ricerca incuriosisce ancora di più in quanto fatto da una ragazza della nostra Costa, che porta scritti nel DNA della sua storia alcuni elementi caratterizzanti di questo percorso. La Repubblica Marinara di Amalfi, infatti, commerciò anche in seta e stoffe pregiate di origine orientale, ma soprattutto in spezie che modificarono il gusto e le abitudini alimentari dell’Italia e dell’Europa. E, ancora, un amalfitano, Flavio Gioia, perfezionò la bussola e gli strumenti di navigazione, patrimonio della cultura cinese, e la Repubblica scrisse e dettò il primo Codice di Navigazione consacrato con orgoglio nella “Tabula de Amalpha” e nelle “Consuetudines”. Regolamentò i traffici ed i commerci e creò “fondachi” sulle opposte sponde del Grande Mare dell’antichità con un disegno lungimirante, che non fu solo di conquista ma di reciproca assistenza e solidarietà (gli ospedali per mercanti, crociati e pellegrini) con una visione moderna della cooperazione internazionale, allevando sul campo diplomatici (per lo più ecclesiastici, ma non solo) di larghe vedute improntate alla reciproca tolleranza. Pertanto scoprire l’Oriente attraverso la “Via della seta” significa anche andare un po’ alle radici della nostra storia. È noto a tutti ed, oltretutto evidenziato dagli storici, il fecondo, reciproco contagio tra ortofrutta e tecniche di coltivazione che hanno arricchito l’agricoltura mediterranea. La studiosa ravellese accenna, con una notazione in chiusura, ad un tema di straordinario sviluppo per il futuro: la forza dirompente del turismo, come incontro di popoli e di civiltà, che porta certamente carovane moderne di esploratori lungo la via della seta dall’Occidente all’Oriente, ma fa anche presagire nell’immediato prossimo venturo la frequentazione di una “via” di ritorno dall’Oriente all’Occidente alla conquista/scoperta dell’Europa, di cui l’Italia è il necessario punto di approdo lungo l’itinerario che porta a Roma (ed anche in questo caso si tratta di un avvicendarsi di “corsi e ricorsi storici”, anche perché oggi non ci sono i Parti a sbarrarne la strada per non perdere l’esclusiva della mediazione degli affari. La vivacità intellettuale di Mariangela Fortezza e la sua passione per la ricerca la porteranno di sicuro a realizzare, spero a breve, altri lavori, nella sua tesi solo accennati: la mitologia leggendaria di alcuni personaggi con le curiosità di quello che oggi si chiamerebbe spionaggio industriale e commerciale, il ruolo di famosi personaggi consacrati alla storia universale, la letterarietà della seta e della sua commercializzazione. Ma l’interesse maggiore lo dedicherà, ne sono sicuro, al turismo nei rapporti straordinariamente fecondi tra Oriente (Cina, India e Giappone) e l’Occidente, in generale, e la Costa d’Amalfi, in particolare.

Fossi sindaco di uno qualsiasi dei comuni della Costiera o responsabile di un’Associazione di Operatori Turistici sponsorizzerei la pubblicazione della tesi di laurea di Mariangela per farne un’occasione di dibattito per aprirci al futuro che è dietro l’angolo. Una cosa però mi sento di dire: Fino a quando la nostra costa dispone di giovani determinati e volitivi, accesi dalla “curiositas” per la ricerca originale, come lei, possiamo guardare con fiducia al domani.

P.S.: Io mi auguro fortemente che in questo periodo di vigilia di campagna elettorale per le elezioni europee ed anche comunali in alcuni comuni delle due coste, i politici di casa nostra siano tanto avveduti e responsabili e lungimiranti da volare alto ed affrontare temi che abbiano un respiro che vada molto al di là dell’ombra del proprio campanile. Ne saranno capaci? La domanda è legittima.

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