Da Capodifiume a Ponte Barizzo, attraversando Tempa San Paolo e via Sorbella

La vasta e popolosa contrada reclama interventi di servizi ed iniziative di socializzante rivitalizzazione

LIUCCIO GIUSEPPINO I Viaggi del Poeta
Cilento - giovedì 02 maggio 2019
Capodifiume
Capodifiume © Unico Settimanale

Nel dolce tramonto di una primavera avanzata sono ebbre di luce le anatre allo scialo libero dell'acqua dell'ansa del fiume, che fu santuario alla dea dei frutti. Il Salso gorgoglia e rifrange argento nel breve salto ad "impietrar le trabe" con il suo carico di sali raccolti nel ventre oscuro e misterioso della montagna. M'è sottofondo allegro di memorie ad evocare e ritmare la storia che qui ha radici antiche. A Capodifiume riscopro ed esalto l'anima di fauno della mia terra, ubriaco di agresti umidicci afrori nel verde della flora ripariale, con negli occhi il fasto dei fiori e dei colori di stagione che arabescano i declivi accidentati della scalata del Calpazio. Poteva essere un parco fluviale di straordinaria valenza storica ed ambientale; è diventato una bella e gradevole struttura dell'accoglienza privata per la gioia degli amanti del relax e dei cultori della buona cucina.

Resta, comunque, una risorsa da immettere nel circuito fecondo della fruizione turistica per una contrada, il Petrale, che per quelli della mia generazione fu il primo saluto di vita e di commercio della pianura, con il Sale-Tabacchi-Alimentari e Diversi, per quanti scendevano dalle colline dell'interno.

La vecchia cava dismessa, che dà il nome alla contrada, è ferita bianca nel verde della collina e canta epopea di sudori e fatica. Reclama un progetto di rinaturalizzazione con un melograneto a sbalzo di terrazzamenti, punto di accoglienza con chiosco a degustazione dei derivati dei frutti e bacheche/legende a recupero di storia e di arte nella prismaticità delle sue espressioni (letteratura, pittura ed iconografia in genere) di una pianta, che è sacra al territorio. Sarebbe una tappa obbligata del turismo scolastico a riscoperta e valorizzazione di una pagina tanto bella quanto trascurata della storia. Potrebbe essere una idea/provocazione per le sorelle Marino Martina ed Emilia per arricchire di profumi il loro laboratorio di essenze ispirate a storia e miti del territorio

La strada procede sull'onda di dossi ed avvallamenti là dove cede il posto alla collina e Capaccio trasmigra verso Roccadaspide. La macchina avanza tra strade interpoderali alla festa di masserie, minuscoli borghi rurali e microimprese industriali e commerciali, a prefigurare uno spontaneo polo di attività economiche in rapida e feconda espansione, e che necessitano di un serio intervento di programmazione, sempre che si metta in atto un piano intercomunale di riordino territoriale con la responsabilità condivisa dei comuni interessati: Capaccio, Roccadaspide ed Albanella. La vasta e popolosa contrada reclama interventi di servizi ed iniziative di socializzante rivitalizzazione in grado di coinvolgere una popolazione con l'occhio strabico verso Matinelle, da un lato, e Ponte Barizzo, dall'altro, per sfuggire alla noia ed alla solitudine dei poderi dopo il lavoro

La contrada potrebbe essere la sede ideale per una mostra permanente sulla storia della Riforma Agraria e relativo Centro Studi, punto di riferimento per seminari e convegni su passato, presente e futuro dell'agricoltura della piana (A Borgo San Cesareo, per esempio). Intanto la macchina procede ancora zigzagante tra strade interpoderali a riscoperta di contrade (Tempa San Paolo, Scigliati), dove gli assegnatari di prima, seconda e terza generazione hanno fatto miracoli di lavoro, rendendo fecondi terreni incolti e pietrosi. E, con nella mente e nel cuore una scheggia di utopia, mi prefiguro itinerari del gusto attrezzati con soste assaggi di prodotti tipici, vari con il variare delle stagioni, trasformando masserie e poderi in punti vendita, a chilometro zero, e, naturalmente, di calda ospitalità. Sarebbe un modo originale e pratico per rivitalizzare le campagne e sottrarre i contadini all'isolamento-E la fantasia galoppa sull'onda dell'entusiasmo in una con la macchina che procede spedita per Via Sorbella a conquista di Ponte Barizzo, che, a margine di Sele, fu ed, in parte, ancora è protagonista di un'altra storia”.

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