1° agosto 2025
C’è allegria la sera del 1° agosto 2025 intorno al tavolo prenotato presso l’Uorto, un ristorante abbarbicato sulla sponda destra del fiume Calore nel comune di Valle Dell’Angelo, con me ci sono Gina e Rosalia, proiettati a vivere l’esperienza di fare campeggio nei pressi del rifugio Cervati ai piedi del monte medesimo … per la serata, al tavolo, c’è anche Giovanni, il marito di Rosalia …

Con pizze e birra, che consumiamo con il solito gusto, festeggiamo il compleanno di Rosalia! Ma parliamo anche dell’avventura che ci aspetta nei prossimi giorni che ci vedrà protagonisti in un campeggio libero in località “Chianodde” nel comune di Piaggine. Lì allestiremo il nostro “campo base” dove pianteremo “le tende” per poi fare escursioni nell’area circostante e risalire in cima al monte che, con la sua vetta situata a 1.899 m di altitudine, si avvicina di più al cielo che sovrasta la Campania.
La serata si concluderà a Piaggine presso il bar “al Cavallino” dove, intorno a mezzanotte, Rosalia soffierà la fiammella della candela che sostiene il numero degli anni vissuti finora per entrare in quelli che le si parano avanti …

2 agosto 2025
Il primo giorno di avventura comincia dove si è concluso il precedente … ci ritroviamo a fare colazione presso lo stesso bar “…”Al Cavallino” Rosalia si dà da fare per trovare un mezzo che ci porti dei “bagagli” e ci consenta di fare la nostra salita al monte a piedi, come è in programma, senza doverci trascinare tende e cambusa.
Sarà Carlo, il gestore del rifugio che ci fare da “sherpa” … per cui siamo pronti per affrontare la salita con zaino, occhiali e bastoni …
I passi sono accompagnati da parole … le parole ci riportano ad esperienze pregresse, i ricordi escono dai cassetti dove sono stati riposti, i pensieri risalgono alla mente nei momenti di silenzio.
Il monte compare all’improvviso … la faggeta che cresce rigogliosa non può andare oltre il fisiologico limite imposto dalla natura, pertanto lascia scoperta la cima “pelata” che svetta dal verde sottostante.
Facciamo sosta ai piedi della “Festola” dove nasce il fiume Calore … un rivolo d’acqua che scende nascosto sotto l’alveo di pietre orfano di vita vissuta: la captazione delle sorgenti più ricche ha consentito, e consente, a chi vive e “vegeta” nella Valle del Calore, ed anche oltre, di poter esistere e prosperare nel tempo.
Riempiamo le borracce alla fontana adiacente e ripartiamo puntando al prossimo punto “acqua” … la “Fontana dei Caciocavalli”, notoria area attrezzata per fare picnic … amici di un tempo riconosco e il saluto non è solo formale ma sostanziale tuffo nei tempi “bambini”.
La marcia continua senza altri sussulti degni di nota. Ormai la vista della cima del monte ci è preclusa in quanto la faggeta sotto la quale ci spostiamo e quasi impenetrabile alla luce del sole; il verde che ci sovrasta è brillante come non mai; alcuni tagli autorizzati dal parco hanno lasciato ferite che solo decine di anni potranno rimarginare!
La panda 4X4 di Carlo ci supera… con i rifornimenti di viveri destinati al rifugio, porta anche i nostri bagagli …
Decidiamo di fare un fuori pista e risaliamo per un tratturo che punta verso la montagna … voglio vedere e far vedere a Gina e Rosalia il punto dove decine di anni addietro c’è stata l’ultima valanga di neve che ha raso al suolo tutta la faggeta che ha incontrato davanti a sé …

La natura ha fatto il suo corso … dopo oltre 30 anni ecco che i faggi hanno ripreso il loro posto, la grande ferita è quasi del tutto rimarginata!
Manca poco alla meta … risaliamo per l’ultimo tratto in salita; raggiungiamo il rifugio e, dopo aver ammirato la cresta pelata delle pendici del monte, recuperiamo i bagagli, scegliamo il posto dove accamparci e montiamo le nostre tende.
È già primo pomeriggio, ci cibiamo di quel che abbiamo portato con noi e poi ci aggiriamo per le “Chianodde” per vedere, incontrare, scoprire o riscoprire… spazi e persone con le quali condivideremo i quattro giorni della nostra avventura …

A sera ceniamo al Rifugio Cervati e, con certo fremito, ci avviamo verso le tende … gli spazi angusti, la notte fonda, la temperatura al di sotto dei 15° ci riportano con i “piedi” per terra e ci fanno capire che la notte non sarà “brava” … lo sarà, invece, per i tanti giovani che, non appena riusciamo a prendere sonno, sprigionano la loro voglia di “vivere” senza badare!
3 agosto 2025
I fuochi accesi davanti al rifugio Cervati di Piaggine e al centro delle piazzole davanti alle tende montate a ridosso della faggeta, proiettano, oltre al calore, anche flebili raggi di luci che tentano di ‘bucare’ il buio della notte … qui si possono levare gli occhi al cielo stellato per viaggiare nel firmamento che solo il buio incontaminato può farlo brillare di luce dove luce non ce n’è.
Le mandrie di manzi e mucche sono già rientrate negli stallaggi per la ‘conta’ dei capi che hanno spaziato in lungo e largo tra faggeta e pianoro pelato davanti al rifugio.
Sto parlando della località “Chianodde’ dove il cielo e il prato sono dominati dal ‘monte’ che troneggia in primo piano per chi tenta di alzare gli occhi al cielo.
È l’alba del 3 agosto del 2025 quando, con Ginetta e Rosalia, partiamo con obiettivo la cima del monte Cervati. Il versante nord del monte è già invaso dal sole che condisce l’aria fino a renderla frizzante al punto giusto.

Il tratturo, un tempo sicuro per uomini e bestie, oggi è disseminato di insidie: meno evidenti in salita, ma molto pericolose quando si dovrà discende verso il rifugio Cervati.
La voglia di compiere il ‘rito’ religioso e laico di raggiungere la grotta che custodisce l’icona di Santa Maria della Neve, ci fa superare ogni titubanza.
Con Gina e Rosalia arriviamo al “vuccolo”, dove è situata anche la croce. Essa segna la fine della salita e immette nel cratere triangolare racchiuso tra la vetta del monte (1899 m), la cappella della Madonna e la Croce stessa.
Affrontiamo la salita che porta in vetta camminando sulla cresta che, gradualmente, ci porterà in vetta rendendo meno faticosa l’ascesa che ci farà superare l’impegnativo dislivello.
In cima arriviamo quasi contemporaneamente ad un altro gruppo, che scopriremo poi, proviene anch’esso da Roccadaspide.
Dopo la firma sul registro del Club Alpino Italiano e le foto di rito, puntiamo decisi verso la cappella da dove giungono canti e voci di pellegrini che occupano lo spazio antistante la chiesa e della struttura di accoglienza di quanti salgono al “monte”.
Come faccio di solito in questo luogo, mi siedo davanti al centro di accoglienza punto obbligato di passaggio di chiunque si reca o torna dalla chiesetta o dalla grotta …

È un vortice di emozioni riconoscere e abbracciare amici e parenti che vivono nei paesi situati sul versante sud del Cervati. Ci si riconosce, gli abbracci e i baci sono un tutt’uno con le domande … Tutto mi riporta alla memoria chi eravamo e chi siamo diventati…
Ma le emozioni più forti si sono toccanti quando si richiamano i ricordi di chi è già “migrato” oltre il tempo presente.
Il refettorio del pellegrino ci accoglie nei suoi ampi spazi e ci conforta … esso è disposizione di tutti riposare e far consumare il ‘vitto’ del giorno che ognuno porta con sé.
La visita alla Grotta dove è imprigionata la “Vergine” e una preghiera nella chiesa dove la statua ‘pellegrina’ è già pronta per tornare nella sua ‘residenza’ nel borgo antico di Sanza, conclude la nostra escursione sul monte.
La discesa è sempre più dura da digerire a causa delle pessime dizioni del sentiero … fondo sdrucciolevole e palizzata in legno del tutto divelta che, anno dopo anno, sarà trascinata nella faggeta.

Anche il sole, ha già intrapreso la “discesa” che lo porterà fino in pianura … rotolerà lentamente fino ad arrivare a tuffarsi verso la costa, nel “Mare Nostrum”.
La tenda irradiata dal sole, piantata al margine della faggeta, ci concede un pomeriggio rilassante. Le ombre “lunghe” della sera ci inducono ad avvicinarci al grande braciere situato davanti all’ingresso del Rifugio Cervati. Aspettiamo lì il momento di entrare e sederci intorno al tavolo dove ci aspetta un gradevole momento conviviale.
Intanto i fuochi si rianimano davanti alle tende che si sono moltiplicate per l’arrivo di altri compagni di avventura.
La cucina del rifugio Cervati è già operativa e intenta a preparare la cena.
Ci avviciniamo al grande camino dove crepitano ceppi ancora ‘vergini’ e non essiccati dal tempo.

Con Peppino D’Amico rivanghiamo i tempi già andati quando le speranze erano un tutt’uno con i sogni … Apparivano, in futuro remoto, fucine produttrici di idee che mettevano a fuoco progetti di sviluppo che si pensavano a portata di mano.
Poi arriva il momento della cena … le portate sono bagnate da vino e parole che evaporano verso il cielo stellato passando dalla grande cappa che dà sfogo ai fumi e ai ceppi che hanno esalato i loro ultimi respiri.
4 agosto 2025
Dopo un dormiveglia a ripassare, obtorto collo, canzoni gridate a squarciagola da generazioni zeta, ma con poche idee, rivolte al passato remoto.
Al tempo che la scuola era quella di strade sterrate e tratturi dove si recitavano giaculatorie laiche risalendo verso campi strappati ai pascoli.

La sveglia ‘silente’ è sostituita dalla voglia di risalire al Monte per rivivere, ancora un po’, il clima di festa d’altri tempi che ci riporta a nenie lontane condite da vetusti ricordi.
Sul monte c’è già aria di smobilitazione … Si aspetterà la notte fonda per deporre la statua della Madonna della neve nella teca che la riporterà in processione di popolo a Sanza … paese detentore del primato di fede.
I pellegrini provenienti da Sanza e Buonabitacolo quest’anno hanno potuto raggiungere il santuario comodamente in auto grazie alla sistemazione della strada comune asfaltata di recente, ma già invasa da terricci cadenti dalla massicciata perché sprovvista di cunette …
Molte le lamentele degli automobilisti che non hanno potuto invadere piazzali e strade di accesso parcheggiando a piacimento; d’altro canto e ancora una volta, anche i Piagginesi e i Sangiacomesi hanno dovuto rinunciare a salire sul monte con mezzi motorizzati, a causa di qualche buontempone che ha scavato una trincea a ridosso dell’incrocio del tratturo della ‘Festola’ con la strada che collega Sanza al Monte.
I numerosi pellegrini, soprattutto anziani, che inconsapevolmente erano saliti al monte dal tratturo da quel versante, hanno dovuto invertire la marcia e tornarsene a casa o fare il giro per Sanza.
Al contrario, il priorato gestisce in modo impeccabile l’accoglienza dei pellegrini che arrivano nella spianata dove è situata la chiesa, mettendosi a disposizione per informazioni e offrendo caffè e acqua senza soluzione di continuità.
La sala per pranzare, la chiesa e la grotta sono presidiati per gestire il libero accesso a chi vuole onorare l’icona della Madonna della neve.
Solo un piccolo desk è autorizzato alla distribuzione di gadget sacri dietro compenso; le altre attività ‘commerciali’ sono relegate lontano dai luoghi sacri.
È lì che, al ritorno dall’escursione alla ‘neviera’ del Cervati, consumiamo un frugale pasto.
Dopo un passaggio in chiesa, il saluto alla statua nella grotta, un abbraccio agli amici e parenti di Sanza, con Gina e Rosalia, scendiamo alla spianata delle “Chianodde” per rientrare in tenda e goderci per un po’ di riposo.
Intanto, la nuvolaglia che si addensa a ridosso del costone roccioso, orfano di vegetazione, minaccia ma non mantiene pioggia.
Davanti al rifugio si accende il braciere che radunerà attorno a sé chi veglierà in attesa di vedere le prime fiaccole che si affacceranno all’imbocco del sentiero. Dal “vuccolo” scenderanno cantando i ‘portatori’ selezionati dal priore che trasporteranno la sacra teca.

A precedere e a seguire saranno centinaia i pellegrini che cantando e pregando faranno rivivere un rito che è molto di più di una consuetudine.
La processione è destinata a raggiungere Sanza nella mattinata del 5 agosto per dare inizio alla grande festa che richiamerà il paese pellegrini devoti e laici da ogni dove … ma festa, come accade da sempre, sarà esclusivo appannaggio dei “sanzesi”.
5 agosto 2025
Non c’è bisogno di “sveglia” per cominciare a stiracchiarsi sul lettino gonfiabile che mi separa dal prato dove è “impianta” la tenda. Il sacco a pelo non “vuole” lasciarmi “andare” tentando di trattenermi con il suo calore; mi affaccio sul grande catino di buio che contiene la notte e scorgo le stelle che cominciano a diradarsi nel firmamento; il grande accampamento tace dopo aver gozzovigliato per tutta la notte … cerco di dare la sveglia a Gina e Rosalia, chiusa nella sua tenda, ma anche loro si girano sull’altro fianco …
Le prime luci che compaiono sul “vuccolo” che immette sulla scarpata del monte, il freddo dell’aria che si infila nella fessura del tratto di cerniera che ho aperto per affacciarmi scuotono il torpore degli sbadigli …

Esco e chiamo a raccolta le donne, Gina e Rosalia, invitandole ad alzare lo sguardo per vedere i punti luce dei telefonini puntate un metro davanti ai piedi (un tempo erano vere torce accese che facevano strada ai pellegrini) che facilitano la scelta del tracciato meno sdrucciolevole … sono l’avanguardia della “processione” che durerà fino a che la teca contenente la statua della Madonna della Neve non farà sosta ai margini della spianata dove è situato il Rifugio Cervati.
Un fuoco acceso davanti ad una tenda situata a pochi passi dal sentiero ci renderà meno “fredda” la notte che ancora avvolge la spianata. Il corteo che precede e segue la teca, composto da uomini, donne e bambini diretti a Sanza, sfilerà proprio davanti a noi.
Dopo un’ora di attesa e visto sfilare decine di pellegrini alla ricerca del sentiero nella notte, ecco che il grosso del gruppo comincia a far sentire la sua “voce” … più che canti e preghiere si sento suoni “gutturali” che l’intera squadra di portatori emettono per incoraggiarsi a vicenda nell’impresa che si sono assunti di portare a termine … quella di traslocare dalla chiesetta del monte a quella situata nel centro storico di Sanza la statua della Madonna.
Se fino a quel momento sono sfilati fedeli in fila indiana, con l’arrivo della statua sul pianoro, la processione è straripata come un fiume in piena che ha trovato spazio per prendere “fiato”.
Una breve sosta per consentire a chi si è assiepato a bordo “pista” di toccare la teca presidiata dalla folla disposta a “falange”, e poi via verso la “fontana del prete”, dove ci sarà il nuovo cambio della squadra di portatori.
Seguiamo anche noi la folla che riprende il cammino fino alla stazione dove avverrà il cambio della “guardia”.
Ancora grida e incoraggiamenti accompagnano la ripartenza a passo veloce verso il giorno che comincia a far capolino … in cielo, quando ritorniamo davanti alla nostra tenda c’è solo una stella!
L’alba è già pronta a soppiantare la notte, i campanacci cominciano ad annunciare che le mucche si sono messe in movimento per abbandonare il folto della faggeta e presentarsi puntuali all’appuntamento con il pascolo che ha avuto il tempo di riposarsi nel buio della notte.

Noi, al contrario, di ritorniamo nelle tende e nei sacchi a pelo per aspettare, al riparo, il dispiegarsi del giorno.
Le nubi coprono il monte e il sole non riesce a bucarle; smontiamo le tende, riponiamo nei sacchi ogni cosa; ci avviciniamo al rifugio per preparare e consumare una colazione base di the e torta regalata la sera precedente dalla mamma di Carlo, che gestisce il rifugio …
Consegniamo il grosso dei bagagli a Nicola che lo porterà fino a Piaggine … infine ci mettiamo in cammino per ripercorrere sentieri e strade che portano a valle … a Piaggine. Sul “monte”, intanto è tornata la “quiete” dopo la “tempesta” di emozioni che ha regalato, ancora una volta, ha quanti l’hanno risalito per godere della ! solo la montagna sa regalare a piene mani …
All’arrivo in paese troviamo fermento! Anche il sole ha deciso di tornare ad essere “vivo”.
Ci fermiamo in piazza il tempo necessario per procurarci l’occorrente per il pranzo che sarà preparato da Gina e Rosalia e consumato, con il mio contributo determinante a tavola, sotto il pergolato a casa in via Gaetano Ricci dove mia madre Giuseppina ha vissuto l’ultima parte della sua esistenza.



