L’esame di stato è un importante traguardo per gli studenti italiani che concludono il ciclo di studi secondari superiori. In passato era denominato “esame di maturità”. L’attuale esame valuta le competenze e le conoscenze acquisite dagli studenti durante il percorso di studi, fase conclusiva del ciclo di studi secondari superiori che consente di accedere all’università o di entrare nel mondo del lavoro. E’, in effetti, un momento importante, il culmine del percorso di studi e l’inizio di nuove sfide e opportunità, l’inizio di una nuova fase della vita. Dovrebbe rappresentarsi momento di grande cambiamento e di crescita, sia personale che professionale. Nel 1999, l’esame di “maturità” è stato sostituito dall’esame di “stato”, con l’obiettivo di valutare le competenze e le conoscenze degli studenti in modo più completo e articolato; il cambiamento di denominazione da “esame di maturità” a “esame di stato” riflette un cambiamento di prospettiva, focalizzandosi più sulla valutazione delle competenze e delle conoscenze acquisite dagli studenti. L’attuale “esame di stato” ha introdotto una nuova struttura, con prove scritte e orali, volte a valutare le competenze e le conoscenze degli studenti. L’attuale esame, comunque, dovrebbe tornare a essere un momento significativo e rilevante per gli studenti, come lo era l’esame di maturità in passato. E’ necessario che la nuova generazione ne riscopra il valore; l’esame conclusivo dovrebbe diventare nuovamente un momento di crescita e di valutazione significativa per gli studenti. Il Ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha recentemente espresso sostegno per il ritorno dell’esame “di maturità”. Perché è stata eliminata l’espressione “esame di maturità’?”, si domanda Valditara. Occorre, secondo il Ministro, che venga nuovamente riconsiderata la “maturità”. Il concetto di maturità non è affatto marginale. Esso deve riguadagnare una posizione centrale. “Reintrodurre quella definizione”, ha dichiarato convintamente Valditara al Messaggero, “serve a ribadire che la prova finale ha senso se misura anche lo sviluppo personale degli studenti, non soltanto la quantità di nozioni acquisite”. Il Ministro del MIM,in prossimità dell’esame 2025, rivolgendosi ai futuri “maturandi” ha detto: “Vivete questa esperienza cercando di dimostrare non solo quello che avete studiato, ma quanto quello studio abbia inciso sulla vostra maturazione”. Di fatto Valditara, a chiare lettere, lascia intendere la volontà di riformare l’esame di stato, ripristinando l’esame di maturità o introducendo elementi che lo caratterizzavano in passato. L’obiettivo, per logica conseguenza, speriamo sarebbe anche quello di rendere l’esame più selettivo e di aumentare la qualità dell’istruzione. Intanto l’esame di stato per l’anno scolastico 2024/2025, si svolgerà secondo le modalità definite dall’Ordinanza Ministeriale n. 67 del 31 marzo 2025. Queste le date importanti di quest’anno: 16 giugno 2025: il presidente e i commissari delle due classi abbinate si riuniscono in seduta plenaria per l’espletamento delle operazioni propedeutiche; il 18 giugno 2025: prima prova scritta, alle ore 8:30, della durata di sei ore; 19 giugno 2025: seconda prova scritta, grafica o scritto-grafica, pratica, compositivo/esecutiva, musicale e coreutica; il 25 giugno 2025: terza prova scritta per gli istituti con percorsi EsaBac, EsaBac techno e licei con sezioni ad opzione internazionale cinese, spagnola e tedesca. Queste le novità: percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO): costituiscono requisito di ammissione all’esame di stato per il secondo ciclo; voto in condotta: sarà determinante per l’ammissione all’esame di stato; gli studenti con una valutazione inferiore a 6/10 non saranno ammessi, mentre quelli con 6/10 dovranno trattare un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale durante il colloquio; prove Invalsi: restano requisito di ammissione agli esami di maturità, ma con alcune incertezze riguardo alla loro inclusione nel curriculum dello studente. L’esame conclusivo del ciclo d’istruzione della scuola media di secondo grado, nel tempo, ha subito notevoli trasformazioni. Questi i punti salienti: l’esame di maturità in Italia ha una lunga storia che risale al 1923, con la Riforma Gentile. La Riforma, fu introdotta nel 1923 da Giovanni Gentile, allora Ministro della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia; questi riformò profondamente il sistema scolastico italiano. L’esame era una prova finale che gli studenti dovevano superare per ottenere il diploma. Le caratteristiche principali nella Riforma Gentile: gli studenti dovevano superare prove scritte e orali in diverse materie, l’esame era considerato un momento importante e rigoroso di valutazione delle conoscenze e delle competenze degli studenti, la prova conclusiva del percorso scolastico era vista come un momento di selezione per l’accesso all’università e alle carriere più prestigiose. La Riforma Gentile ebbe un impatto significativo sull’istruzione italiana e l’esame di maturità divenne un importante traguardo per gli studenti. Tuttavia, la riforma fu anche criticata per il suo approccio elitario e selettivo. Dopo la seconda guerra mondiale: l’esame subì varie modifiche e riforme, con l’introduzione di nuove prove e contenuti. Negli anni ’60 e ’70 l’esame di maturità divenne più accessibile e democratico, con l’introduzione di nuove modalità di valutazione e l’abolizione di alcune prove; negli anni ’90 subì una riforma significativa, con l’introduzione della definizione dell’esame “di stato”; nel 2000, intervennero ulteriori trasformazioni e riforme, con l’introduzione di nuove prove e contenuti. Oggi, l’esame finale in Italia è un importante traguardo per gli studenti che concludono il ciclo di studi secondari superiori e rappresenta un momento significativo per la valutazione delle loro competenze e conoscenze. Osserviamo però, con maggiore dettaglio alcune mutazioni: la Riforma del 1969, abolì la prova orale e introdusse una prova scritta unica per tutti gli indirizzi di studio. (Riforma Fiorentino Sullo. Il Decreto Legge n.9, del 15/1/1969 fu convertito nella legge n.146 del 1971 con l’esplicita dichiarazione che avrebbe dovuto avere una validità sperimentale di soli 2 anni (durò 30 anni, fino al 1998). La Riforma del 1997: come accennato, introdusse l’esame di stato, che sostituì la vecchia denominazione di “esame di maturità”. Con Berlinguer la prova cambiò molto, a cominciare dalla denominazione, da maturità a esame di Stato, basato sulla verifica e certificazione delle conoscenze, competenze e capacità. Tre le prove scritte, di cui la terza predisposta dalla commissione e colloquio su tutte le discipline dell’ultimo anno; introduzione del credito scolastico e del credito formativo. La Commissione era composta da 6 o 8 commissari, di cui metà interni e metà esterni, più il Presidente esterno all’Istituto. Votazione espressa in centesimi: 45 punti alle prove scritte, 35 al colloquio orale, 20 punti al credito scolastico. Venne valorizzata la presenza nell’esame della lingua straniera. Il nuovo esame di Stato conclusivo debuttò alla fine dell’anno scolastico 1998/1999.La Riforma del 2007, invece, introdusse le prove INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione) come requisito di ammissione all’esame di stato. Con Fioroni ebbe i natali la Legge n. 1/2007 che modificò delle norme sullo svolgimento degli esami di Stato, con un irrigidimento che prevedeva la non ammissione degli studenti con debiti formativi nel triennio non saldati ed il ritorno delle commissioni miste. Ulteriore cambiamento si registrò nel 2010: la Riforma introdusse la valutazione delle competenze e delle abilità pratiche nell’esame di stato. La Riforma del 2015, col Ministro Stefania Giannini, introdusse la certificazione delle competenze linguistiche e introdusse modifiche alle prove scritte e orali. La Riforma del 2020, introdusse modifiche alle prove scritte e orali, con un focus maggiore sulle competenze e le abilità pratiche. Queste riforme hanno cercato di adattare l’esame di maturità alle esigenze della società e dell’istruzione, con l’obiettivo di valutare le competenze e le conoscenze degli studenti in modo più efficace. Lo schema attuale dell’esame conclusivo previsto per le scuole superiori è quello dal decreto legislativo 62/2017. La natura della valutazione dell’attuale esame di stato ha finalità formativa ed educativa e concorre al miglioramento degli apprendimenti e al successo formativo, documenta lo sviluppo dell’identità personale e promuove la autovalutazione di ciascuno in relazione alle acquisizioni di conoscenze, abilità e competenze proprie di ogni indirizzo di studi. La valutazione del comportamento si riferisce allo sviluppo delle competenze di cittadinanza. Lo Statuto delle studentesse e degli studenti, il Patto educativo di corresponsabilità e i regolamenti approvati dalle istituzioni scolastiche ne costituiscono i riferimenti essenziali . I principali elementi di novità sono i requisiti per l’ammissione all’esame; l’incremento del peso del credito scolastico ; le modifiche nella struttura e nell’organizzazione delle prove di esame (prima e seconda prova scritta; colloquio); l’abolizione della terza prova; l’introduzione delle prove standardizzate nazionali al livello 13. I requisiti di ammissione all’esame di stato: la frequenza per almeno tre quarti del monte ore personalizzato; partecipazione, durante l’ultimo anno di corso, alle prove predisposte dall’INVALSI; svolgimento delle attività di alternanza scuola-lavoro secondo quanto previsto dall’indirizzo di studio nel secondo biennio e nell’ultimo anno di corso ; votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline valutate con un unico voto e un voto di comportamento non inferiore a sei decimi (con possibilità di ammettere con provvedimento motivato nel caso di una insufficienza in una sola disciplina). Con specifico riferimento alle commissioni, non vi sono novità per quanto concerne la struttura (3+3+1). Novità sono invece previste per i criteri di nomina e per i requisiti (art. 16 commi 4 e 5). I commissari e il presidente sono nominati dall’USR sulla base di criteri determinati a livello nazionale con decreto del Ministro. Presso l’USR è istituito l’elenco dei presidenti di commissione, cui possono accedere dirigenti scolastici, nonché docenti della scuola secondaria di secondo grado, in possesso di requisiti definiti a livello nazionale dal MIUR che assicura specifiche azioni formative per il corretto svolgimento della funzione di presidente. Per il ministro Giuseppe Valditara, «sarà un esame che consentirà a ogni ragazzo di esprimere il meglio di quanto ha appreso negli anni e che terrà conto anche della valutazione del comportamento. Il nostro obiettivo è una scuola con standard di qualità sempre più alti, in cui la centralità della persona e la cultura del rispetto sono fondamentali. La novità del voto di condotta per la secondaria nel suo ampio quadro di riforma sarebbe dovuto entrare nel prossimo anno scolastico, preceduta da un regolamento ministeriale che al momento non c’è. La riforma imporrà alle scuole un cambiamento dei criteri di valutazione e dei regolamenti di disciplina interni, all’interno dei quali dovranno trovare valorizzazione anche i percorsi di educazione civica. Ora vediamo però, con nostra grande sorpresa, che per il 6 in condotta è prevista la discussione di un elaborato di educazione civica all’Esame di Stato». Quest’anno, in Italia, saranno 524.415 gli studenti coinvolti nelle prove (511.349 candidati interni e 13.066 esterni), mentre le commissioni sono 13.900 per un totale di 27.698 classi. La ripartizione dei candidati per tipologia di percorso di studio è la seguente: Licei: 268.577. Istituti Tecnici: 169.682, Istituti Professionali: 86.156.
Esame di Stato (Maturità?!), conto alla rovescia
Nel 2025 non muta l’impostazione dell’esame di stato. Restano due prove scritte nazionali, un colloquio orale pluridisciplinare e una terza prova prevista in peculiari casi. Non cambia la struttura della commissione e nemmeno i criteri di valutazione, così come le modalità di attribuzione del credito scolastico. Le date da ricordare: il 16 giugno: l'insediamento ufficiale dei commissari; il 18 giugno: prima prova scritta di italiano uguale per tutti. Per il ministro Giuseppe Valditara, «sarà un esame che consentirà a ogni ragazzo di esprimere il meglio di quanto ha appreso negli anni e che terrà conto anche della valutazione del comportamento. Il nostro obiettivo è una scuola con standard di qualità sempre più alti, in cui la centralità della persona e la cultura del rispetto sono fondamentali”. Quest’anno, in Italia, saranno 524.415 gli studenti coinvolti nelle prove (511.349 candidati interni e 13.066 esterni), mentre le commissioni sono 13.900 per un totale di 27.698 classi. La ripartizione dei candidati per tipologia di percorso di studio è la seguente: Licei: 268.577. Istituti Tecnici: 169.682, Istituti Professionali: 86.156.
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